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NAPOLI. Era nata come una goccia nel mare dei social, ma adesso la mobilitazione per salvare Alessandro Maria, un bambino di un anno e mezzo, affetto da una rarissima malattia genetica, che non riesce a trovare un donatore di midollo osseo compatibile con il suo, è diventata uno tsunami di solidarietà, arrivando nelle piazze e nelle scuole. Il bimbo, nato a Londra da genitori italiani, combatte dalla nascita contro la Linfoistiocitosi emofagocitica, conosciuta in medicina come Hlh, una patologia che colpisce lo 0,002 per cento dei bambini, la metà dei quali non riesce a superare il primo mese di vita. A Londra, Alessandro Maria viene curato, primo bimbo in tutta l’Inghilterra, con un farmaco sperimentale.
Gli effetti però non potranno durare ancora a lungo e l’unica ancora di salvezza resta il trapianto di midollo osseo. Il verdetto dei sanitari britannici è impietoso: entro cinque settimane bisogna trovare un donatore. Ma il bambino è figlio unico, i genitori hanno cercato sia sul registro mondiale del midollo osseo, sia in quello dei cordoni ombelicali. Ad oggi, non è stato trovato alcun donatore compatibile.
Così è stato lanciato l’appello alle persone di età compresa tra i 18 e i 36 anni ed è scattata la corsa contro il tempo con la collaborazione dell’Admo, l’badociazione dei donatori, che ha coinvolto anche le scuole. Oggi e domani la raccolta dei campioni salivari, finalizzata a trovare un Dna compatibile per il trapianto, sarà effettuata a Milano, in piazza Sraffa, a partire dalle 9.30. Sabato a Napoli, in piazza Trieste e Trento. Domenica in piazza Dante Caserta, la famiglia ha chiesto anche a Verona, dove c’è già l’autorizzazione del sindaco, e forse a Roma. «Basta compilare un modulo e fare un tampone salivare», spiegano i familiari. In casi come quello di Alessandro Maria, è sufficiente il prelievo delle cellule staminali dal sangue periferico e non è necessario il ricovero in sala operatoria per sottoporsi alla trapanatura delle ossa del bacino. Il prelievo di saliva o sangue per la tipizzazione si può fare in qualsiasi centro ospedaliero in Italia, fermo restando, anche in caso di iscrizione, il diritto di ritirarsi in un secondo momento.
«Mi auguro davvero — dice Paolo, il papà del bambino — che possiamo essere utili a mio figlio e a tutti gli altri bambini che abbiamo visto in questi mesi malati ed in attesa di un trapianto».
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Se vi interessa continuare ad ascoltare un’altra campana, magari imperfetta e certi giorni irritante, continuate a farlo con convinzione.
Mario Calabresi
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