Annapaola, il calvario dopo un intervento estetico al seno: “Serve maggiore informazione”



[ad_1]

I capelli neri raccolti, gli occhiali sul volto minuto, lo sguardo che fissa l’obiettivo da un letto d’ospedale, impattano sull’emotività dell’utente medio che su Instagram è più abituato alla felicità che alla sofferenza.

Ma Annapaola Xodo, padovana trentenne con un pbadato da fotomodella per campagne pubblicitarie di brand del calibro di Blugilr e Cavalli, ha scelto di mostrarsi anche così, attraverso le immagini che documentano un tormentato iter clinico durato ben otto anni, successivo ad un intervento di chirurgia estetica a cui si è sottoposta per impiantare delle protesi al seno.

“Soffocavo il dolore con il ghiaccio .. neanche una Tachipirina potevo prendere…. ero talmente avvelenata e sensibile che non potevo prendere nessu antidolorifico” ha scritto Annapaola in uno degli ultimi post. E quel tormento così descritto si fa ancora più concreto, percepibile, a sentirlo raccontare dalla sua voce che al telefono ripercorre una intricatissima vicenda personale, nata da un’insicurezza personale e sfociata nel tormento terribile di temere per la propria vita.

annapaola xodo.png3-2

(Annapaola Xodo, foto Instagram)

La storia

Annapaola, ci racconti quando è nato tutto?

Nel 2010, dopo una delusione d’amore. Avevo 16 anni e da sei anni ero fidanzata con un calciatore che giocava nell’Inter. Era una persona davvero importante per me. Per questo quando mi ha lasciato, ho iniziato ad avere tante insicurezze. Dopo di me lui si è messo con una donna che aveva un seno molto abbondante e allora io ho deciso di rifarmi il seno, pensando di riconquistarlo così. Avevo 22 anni. A pensarci ora, ero perfetta. Avevo un bel fisico, un seno piccolo ma tonico… Ma ho voluto fare quell’operazione andando anche contro al parere della mia famiglia che non era d’accordo.

Quindi hai deciso di operarti.

Sì, a 22 anni, in una clinica priva a Montebelluna, in provincia di Treviso, dove mi hanno impiantato delle protesi di ultima generazione. All’inizio è andato tutto bene, ma dopo venti giorni gli arti inferiori hanno iniziato a gonfiarsi e ad essere bollenti. Mi hanno consigliato di sottopormi a un linfodrenaggio, dicevano che era un normale effetto post operatorio…

Invece c’era dell’altro.

E peggioravo sempre di più: il gonfiore dal bbado ha iniziato a salire in volto causandomi un angioedema, con un gonfiore della lingua, degli occhi, della bocca e della mandibola. Sono iniziate anche le intolleranze alimentari e vari rash cutanei, finché, dopo uno shock anafilattico, mi sono rivolta a vari specialisti. L’unico problema che mi hanno riscontrato era l’allergia alla patata, cosa stranissima e molto rara che solo in seguito ho scoperto essere comune alle donne che come me avevano avuto problemi con le protesi al seno. Poi nel 2011 ho iniziato a dimagrire tantissimo e su tutto il corpo le vene iniziavano ad essere evidentissime.

annapaola xodo.png2-2

(Annapaola Xodo, foto Instagram)

E ancora nessuno riusciva a capire le cause effettive del tuo malessere?

No. Mia madre – è grazie a lei se sono ancora viva – mi ha portato ovunque, ma tutti gli specialisti mi dicevano che le vene erano così visibili perché ero troppo magra. Poi nel 2012, durante una visita cardiologica a cui si era sottoposta mamma al Gallucci di Padova, il suo medico ha notato che quelle vene così evidenti potevano essere il sintomo di qualcosa che non andava a livello cardiaco. Allora mi hanno diagnosticato una pericardite acuta che l’immunologo ha ricollegato a uno stato di infiammazione in atto dovuto proprio alle protesi al seno che andavano tolte subito.

L’asportazione delle protesi e la diagnosi della malattia 

A chi ti sei rivolta per l’asportazione delle protesi?

Alla chirurga estetica che mi ha impiantato le protesi, che all’inizio era contraria. Ma anziché eseguire un’operazione in blocco e togliermi tutto, sia le protesi che la capsula fibrosa che causava la tossicità, mi ha asportato solo le protesi. La conseguenza è stata che quella tossicità è rimasta in circolo in tutto il corpo e io ho continuato a star male, con vertigini, rash cutanei… Pensa che tra il 2011 e il 2018 sono dovuta andare al pronto soccorso settanta volte e per due volte sono stata ricoverata in ospedale. E’ stato un calvario… Mi dicevano che ero pazza.

Poi, finalmente, la scoperta della malattia a cui sei riuscita a dare un nome: “bad implant illness“, ovvero ” avvelenamento  delle protesi mammarie”.

Già. L’ho scoperto cercando in rete e su Instagram ho contattato Crystal Harris Hefner, moglie del fondatore di Playboy, colpita anche lei della bad implant illness, che mi ha consigliato di rivolgermi alla dottoressa Feng, un microchirurgo vascolare di Cleveland, in Ohio. Quando mi ha visitato mi ha detto che mi sarebbero restate solo tre settimane di vita. Mi ha operato con urgenza il 15 giugno 2018: è stato un intervento delicatissimo, eseguito a un millimetro dal cuore, che ha richiesto il raschiamento delle costole, ormai intaccate dalla tossicità delle capsule. Sono tornata in Italia dopo due settimane e ho affrontato un post operatorio senza antidolorifici perché non potevo badumere medicinali.

E adesso? Come stai a distanza di 4 mesi dall’intervento?

Sono rinata. Ora sono aumentata di sette chili per via di tutte le medicine prese che vanno smaltite dal mio organismo e per un anno non posso mangiare pesce che contiene metalli pesanti, gli stessi che sono contenuti anche nelle protesi.

Hai pensato di chiedere un risarcimento, di intentare una causa legale per quanto successo?

Purtroppo in Italia la bad implant illness non è riconosciuta scientificamente e, non essendoci dati scientifici, non posso chiedere un risarcimento.

Il messaggio alle donne 

A cosa servirà il racconto della tua storia? Cosa vuoi trasmettere a chi ti leggerà?

Voglio dar voce alle donne che, come me, stanno male e non riescono a capire il motivo. Fino ad ora sono state dieci le donne che mi hanno scritto a cui, leggendo della mia vicenda, si è aperto un mondo. Ma prima ancora, vorrei dire alle donne, alle ragazze più giovani: amatevi per quello che siete, perché non vale la pena cambiare per piacere ad altre persone. Tengo a precisare che non dico loro di non sottoporsi a un intervento estetico, ma di non farlo senza essersi prima informate per bene, perché ogni corpo è diverso dall’altro. Bisogna fare esami preventivi accorti e accurati, perché ci sono studi ed esami genetici che indicano a quali persone eventuali protesi potrebbero fare male.



[ad_2]
Source link