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È dal 2007 che in Italia i medici possono prescrivere preparazioni magistrali, allestite dal farmacista, a base della sostanza attiva che si ottiene dalle infiorescenze della cannabis, da badumere sotto forma di decotto, gocce, o per inalazione, o medicinali specifici in compresse. Eppure, anche se i farmaci cannabinoidi dovrebbero essere ormai sdoganati e in 12 Regioni vengono erogati dal sistema sanitario nazionale, sono diversi i pazienti che lamentano ostacoli nell’accesso a tale soluzione.
La cannabis terapeutica «dovrebbe essere uno strumento medico ormai sdoganato – dice Stefano Meloncelli, anestesista e specialista in terapia del dolore, responsabile di NoDol24, nuovo servizio della clinica Valle Giulia di Roma – ma da noi giungono molti pazienti che hanno un’indicazione a questo trattamento, eppure non sono riusciti a ottenere la loro terapia in altre strutture. Si tratta di prodotti privi di effetti collaterali, che noi prescriviamo attraverso uno specifico ricettario, dopo un’accurata visita e la stesura di un piano terapeutico personalizzato. Il costo è abbastanza contenuto, simile a quello necessario per le terapie con farmaci antinfiammatori. A volte si ignora che tutti i medici possono prescrivere soluzioni a base di cannabis terapeutica, rivolgendosi a farmacisti con laboratorio galenico in grado di preparare la formulazione».
«Consideriamo il dolore – precisa Meloncelli, unico medico italiano chiamato a insegnare le metodiche di endoscopia in terapia del dolore ai cadaver workshop a Salisburgo (Austria) e Mulheim (Germania) – esso stesso una malattia, dal momento che la maggior parte delle sindromi dolorose sono a lenta evoluzione e che hanno la cura del sintomo come target terapeutico».
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