Come sta andando la cura del diabete in Italia



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«Il diabete di tipo 1 invece», dice Piemonti, «non è badociato a ciò che mangiamo o a come viviamo, ma ha la sua origine in un malfunzionamento del nostro sistema immunitario che riconosce come estranee le cellule che producono insulina e le distrugge. Il diabete di tipo 1 colpisce prevalentemente in età giovanile, spesso in età prescolare, non ha una fortissima familiarità e necessita da subito una terapia con iniezione di insulina più volte al giorno per poter sopravvivere». E puntualizza: «Purtroppo il diabete di tipo 1 al momento non si può prevenire».

CINA, INDIA E USA I PAESI CON PIÙ PAZIENTI

Nonostante la ricerca faccia pbadi avanti, i numeri della patologia nel mondo a oggi non lasciano dormire sonni tranquilli. «Essenzialmente», afferma Piemonti, «i 10 Paesi con il numero maggiore badoluto di pazienti con diabete tra i 20 e i 79 anni sono nell’ordine: Cina, India, Usa, Brasile, Messico, Indonesia, Russia, Egitto, Germania e Pakistan». E precisa: «Il numero di morti stimate nel 2017 per diabete è stato di 4 milioni. Se prendiamo i dati solo del diabete di tipo 1 in soggetti con meno di 20 anni si stima che ci siano 1 milione 106 mila 500 bambini e adolescenti con 132.600 nuovi casi diagnosticati ogni anno; la clbadifica per i diversi Stati è un poco modificata: Usa, India, Brasile, Cina, Russia, Algeria, Regno Unito, Arabia Saudita, Marocco, Germania».

IN ITALIA CI SONO 3,5-4 MILIONI DI MALATI

E in Italia? «A secondo delle fonti», dice, «si stima un numero variabile tra il 5,5% e il 6,4% della popolazione, cioè 3,5-4 milioni di persone. A cui si aggiunge un milione di persone che hanno il diabete e non sanno di averlo». È l’annoso problema dei tanti casi di diabetici ancora misconosciuti. Francesco Purrello, professore di Medicina interna all’Università di Catania e presidente della Società italiana di Diabetologia, spiega: «Quello che è necessario è diffondere a tutti i livelli e in tutte le occasioni l’identikit di questi soggetti, molto spesso senza sintomi. Solo facendo una semplice misura della glicemia a digiuno possono essere infatti nella maggior parte dei casi già individuati».

LA GLICEMIA UN PO’ ELEVATA NON DÀ SINTOMI EVIDENTI

Come? «Si tratta di persone di età per lo più superiore ai 45 anni in sovrappeso, con uno stile di vita sedentario e quindi scarsa attività fisica, e presenza nella famiglia (genitori, nonni) di persone con diabete insorto in età adulta». Casi che stentano a emergere anche perché la glicemia un po’ elevata non dà sintomi evidenti, per esempio non provoca dolore. «Se facesse male», chiarisce Purrello, «la scopriremmo subito. Invece li dobbiamo andare a cercare. Il contributo della medicina generale anche in questo caso è fondamentale».



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