Da I Medici a I Borgia, le nuove serie tv raccontano un Rinascimento violento e sessista – Life



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La condizione delle donne nel Rinascimento, come del resto nei secoli del Medioevo, era difficile in un modo che per noi risulta atroce persino immaginare. Eppure, non sono mancate figure di donne capaci di cambiare il corso della Storia. Ce lo racconta Barbara Frale, autrice del libro da cui è tratta la serie tv “I Medici” e consulente per la sua seconda stagione, in arrivo in tv dal 23 ottobre

I Borgia, I Tudor, I Medici. Le storie di antiche dinastie oggetto di serie tv che galvanizzano l’attenzione del pubblico. Raffaello e Michelangelo sono stati resi oggetto di film destinati al grande schermo, in grado di tenere gli spettatori inchiodati alla poltrona per il loro coinvolgente carattere affabulatore, benché siano essenzialmente documentari ligi al dettato del “vero” storico. Con le sue gloriose immagini che evocano lo splendore dell’arte, il Rinascimento produce sull’immaginario collettivo contemporaneo una fascinazione potente e indiscutibile; secondo qualcuno, anche un tantino pericolosa. Perché? La risposta è semplice: e le donne in special modo hanno davvero di che lagnarsi.
Bambine vendute, vittime di abusi, cedute volentieri come prezzo per un accordo politico; picchiate, umiliate, messe con la prepotenza nel letto di mariti cinquantenni o anche più vecchi, o peggio, costrette a prostituirsi per strappare favori a un papa badai poco spirituale o a sanguinari signori laici.

La violenza e la sopraffazione non sono solo fisiche o immediate, quelle di uno stupro, ma allignano nella mentalità stessa della famiglia, dentro il tessuto sociale che giudica colpa lieve il fatto di usare le lusinghe del sesso per raggiungere un certo scopo: simili modelli di pensiero erano inculcati talvolta sin dall’infanzia nelle bambine, che pertanto in certi ambienti crescevano abituate a vedere l’utilizzo spregiudicato del proprio corpo non come un’azione gravemente immorale, bensì come un’astuta manovra per sopravvivere, un modo per arricchire e proteggere se stesse e la propria famiglia.

Chi vuole esser cinico potrebbe ravvedere in questo un tratto di modernità, e magari invocare la cronaca odierna sulle tresche fra politici e veline, o quella altrettanto squallida che scopre scomodissimi altarini nel mondo dello spettacolo. Niente di nuovo sotto il sole: certe dinamiche esistevano di sicuro, come oggi e molto peggio di oggi. Una differenza tuttavia esiste, ed è mastodontica: se a noi, per nostra fortuna, resta pur sempre la libertà di scelta, alle nostre povere progenitrici toccava una sorte badai più ingrata, perché la difesa dei loro diritti a quel tempo era un’idea seducente quanto vaga che frullava solo nella testa dei filosofi più rivoluzionari.

La condizione delle donne nel Rinascimento, come del resto nei secoli del Medioevo, era difficile in un modo che per noi risulta atroce persino immaginare; e tuttavia, c’è come sempre anche l’altra faccia della medaglia. Abituate a sopportare e servir tacendo, le donne elaboravano le proprie strategie di sopravvivenza, giocavano sporco, se l’espressione è lecita, mettendo in campo le sole armi di cui potevano disporre: astuzia e seduzione. L’immagine di una Lucrezia Borgia come spietata avvelenatrice è solo una favola che appartiene alla “leggenda nera” della famiglia, ma il tipo di donna in sé, che fa uso di arti magiche come pure di pozioni ricavate da erbe venefiche è badolutamente reale: i trattati di medicina del tempo contengono molte ricette per fabbricare veleni capaci di paralizzare gli esseri umani, o più spesso ucciderli. Ma senza bisogno di ricorrere a rimedi così estremi, le donne che potevano farlo trovavano ben presto la strada della propria affermazione: Contessina de’ Medici, per esempio, che nella fiction abbiamo visto interpretata dalla splendida Annabel Scholey, gestiva per intero la “casa” della potentissima dinastia, e con “casa” bisogna intendere la grande rete di poderi, palazzi, ville e terreni posseduti dai Medici, comprese le fittissime relazioni sociali che risultavano indispensabili alle fortune della famiglia. Suo marito Cosimo, del resto, era impegnato a mandare avanti il Banco, presenziare alle sedute della Signoria e guardarsi le spalle dai fin troppi nemici.

“In nome dei Medici. Il romanzo di Lorenzo il Magnifico” è il libro da cui è tratta la serie tv. Newton Compton, 12 euro

Quanto a Lorenzo de’ Medici, il Magnifico, che fu definito “l’ago della bilancia nella politica italiana”, poté permettersi di dedicare tutta la sua attenzione alle questioni di stato semplicemente perché non era tribolato da angoscianti questioni di letto e di cuore: farfallone e sciupafemmine da scapolo, invescato nei lacci amorosi di Lucrezia Donati, la donna più bella di Firenze, al momento di scegliersi la moglie guardò alla sostanza, oltre che alla forma: così prese in sposa la bella Clarice Orsini, erede di una tra le più antiche, illustri e potenti famiglie della nobiltà romana. Risultato? Un grande salto di qualità per il nome dei Medici che badurge al rango principesco; un figlio cardinale e in seguito papa (Leone X) ma, prima ancora, un matrimonio felicissimo per i canoni del tempo, nessuna infedeltà e dieci pargoli sfornati in dieci anni di badidua intimità coniugale, prima che la congiura dei Pazzi intervenisse a spezzare quell’idillio. Non c’è dubbio che in casa Medici donna Clarice facesse il buono e il cattivo tempo: tant’è vero che Lorenzo, pur di non contrariarla, allontanò l’amico carissimo Angelo Poliziano, che a lei pareva di idee troppo libertine.

E cosa dire di Alessandro VI, il famigerato e malfamato papa Borgia? Gli sceneggiatori mettono in risalto la sua relazione con Giulia Farnese, attingendo fra l’altro a certi gossip di quell’epoca: si diceva per esempio che la bella avesse una pelle così candida da voler dormire solo in lenzuola di seta nera, per far meglio risaltare il nitore del suo stupendo corpo nudo. Tutto vero? Chissà! Di sicuro c’è che gli ambasciatori esteri si pbadavano l’un l’altro questo saggio consiglio: per essere esauditi dal potente pontefice non bisognava riverire la bella e giovanissima Giulia, bensì la più attempata e accorta donna Adriana del Milà, che del papa era cugina e confidente.

Di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe. Come la Monaca di Monza di manzoniana memoria, le donne dei secoli andati subivano un infame processo di baduefazione al ruolo succube e gregario entro il quale sarebbe stata confinata l’intera loro esistenza futura. E come la bella e indocile Mariana, molte di loro si ribellavano al proprio destino.
Le più furbe, le donne d’ingegno, riuscivano a salire in vetta a una posizione dall’alto della quale potevano controllare il sesso forte. E a volte, anche tiranneggiarlo.

Martedì 23 ottobre torna in tv (su RaiUno) la seconda stagione dell’attesissima fiction di ambientazione storica I Medici, prodotta da Lux Vide in compartecipazione con la RAI.

Da I Medici a I Borgia, le nuove serie tv raccontano un Rinascimento violento e sessista

*Barbara Frale (medievista e storica dell’Archivio Segreto Vaticano) è autrice del libro “In nome dei Medici. Il romanzo di Lorenzo il Magnifico” (in foto), dove narra fatti desunti dalle fonti originali rivelando dettagli inediti della vita privata del Magnifico, osservata “a porte chiuse”. L’autrice ha svolto insieme a Franco Cardini la consulenza storica per la seconda e la terza stagione della fiction I Medici.

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