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In Italia si registrano circa 370 mila nuovi casi di tumore ogni anno, cioè mille nuove diagnosi al giorno. «Se si considera che il trattamento radioterapico è indicato, sulla base delle evidenze scientifiche, in almeno il 50% dei pazienti oncologici in una qualche fase della storia naturale della malattia, si può stimare che nel nostro Paese siano oltre 180 mila i pazienti che potrebbero ogni anno trarre beneficio da questa terapia», ma «complessivamente, un paziente su quattro che in Europa dovrebbe ricevere la radioterapia, ne resta invece escluso». Il conto, per il nostro Paese, è preso fatto.
Umberto Ricardi, presidente della Fondazione della Società europea di radioterapia e oncologia (ESTRO Cancer Foundation), commenta così i risultati dell’indagine ESTRO condotta nell’ambito del progetto HERO (Health Economics in Radiation Oncology) nei 27 Paesi europei, Italia compresa ovviamente.
Nel 151° anniversario della nascita di Marie Curie, la Fondazione ESTRO lancia una campagna di informazione e sensibilizzazione che, dopo aver toccato diversi Paesi europei, giunge ora in Italia. Al fianco di ESTRO, l’Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica (Airo), che ospita a Rimini, dal 2 al 4 novembre, il proprio congresso nazionale.
In Italia, «la fotografia presenta delle zone di luci ed ombra – precisa Ricardi – per quanto il bilancio finale non si scosti di molto dalla statistica europea».
Nel dettaglio, con le nostre 165 strutture su tutto il territorio nazionale, siamo ai primi posti della clbadifica europea come numero di Centri, secondi solo alla Francia (176). Tuttavia, osservando i dati relativi alla distribuzione dei macchinari, l’Italia risulta agli ultimissimi posti, con poco più di due unità a centro (2,1), al pari di Paesi come Bulgaria, Bielorussia e Repubblica Ceca, ovvero il cluster più arretrato a livello europeo. Anche badizzando il dato del numero di macchinari per milioni di abitanti, l’Italia si posiziona fuori dalla top-ten dei Paesi Ue con una media di 5,7 per milione.
Stado alle linee guida Airo, in Italia vi sono significative differenze nella disponibilità di macchinari e quindi di accesso alle cure sul territorio. Se la media nazionale è di circa sei acceleratori lineari per milione di abitanti (in linea con il dato riportato dall’indagine europea, che è 5,7), la loro distribuzione varia sensibilmente da Regione a Regione: nel Nord si raggiunge una media di 6,7 e nel Centro di 7,4 mentrenel Sud e nelle Isole ci si attesta su una media di 4,9 per milione di abitanti.
Emerge anche, però l’esigenza del rinnovamento tecnologico. «La radioterapia è un campo della medicina in rapidissima evoluzione non solo perché trova sempre nuove indicazioni – osserva Stefano Magrini, presidente Airo – ma anche perché l’introduzione di tecnologie sempre più avanzate consente di badicurare un migliore controllo della malattia e di ridurre o minimizzare il rischio di effetti avversi. Investire nel rinnovamento dei macchinari è quindi di fondamentale importanza per badicurare la qualità delle cure. Oggi – avverte infine – possiamo stimare che circa il 40% delle macchine in dotazione dei centri italiani sia da sostituire».
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