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Il 29 ottobre è la Giornata mondiale della psoriasi. Organizzata dall’International Federation of Psoriasis Associations (Ifpa), l’evento ha origine da un’idea nata nel 2004. L’Ifpa comprende 56 Paesi impegnati a sensibilizzare l’opinione pubblica e a migliorare l’accessibilità ai trattamenti e alle cure. Il tema di questa edizione 2018 è, peraltro, proprio un invito a non sottovalutare questa patologia e a trattarla nella maniera più seria possibile: “Treat psoriasis seriously, our lives depend on it” (Tratta la psoriasi seriamente, le nostre vite dipendono da questo).
Cos’è la psoriasi
La psoriasi è una malattia infiammatoria della pelle, a carattere cronico e recidivante. Non si tratta di una patologia infettiva, né contagiosa. Secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss), può insorgere a qualsiasi età, senza differenza tra uomini e donne, ma in genere compare per la prima volta tra i 15 ed i 35 anni. Benché non esista una cifra precisa delle persone colpite in Italia, la sua diffusione nella popolazione del nostro Paese è stimata al 2,8%, ovvero circa un milione e mezzo di individui. Tipicamente la psoriasi è caratterizzata da chiazze arrossate sulla cute, ricoperte da squame biancastre. Queste compaiono generalmente in zone specifiche del corpo come gomiti, ginocchia e cuoio capelluto. La malattia si sviluppa quando il sistema immunitario procura una crescita rapida dell’epidermide che sfocia nella desquamazione. Alla base della patologia ci sarebbe un’alterazione genetica, trasmissibile per via ereditaria, con fattori ambientali e psico-emotivi che possono agire da fattori scatenanti.
Cause e fattori di rischio
La psoriasi ha origine da un’alterazione dell’attività dei linfociti T predisposti alla difesa dell’organismo e la causa di questo malfunzionamento avrebbe basi genetiche. Questa ipotesi è avvalorata da evidenze scientifiche che hanno dimostrato come circa la metà delle persone colpite da questa patologia proviene da una famiglia in cui vi sono altri casi di psoriasi. La predisposizione genetica, però, da sola non basterebbe a fornire una spiegazione completa sull’insorgenza della malattia. Esistono, infatti, altri fattori scatenanti che possono intervenire. Ad esempio lo stress, traumi di tipo fisico come ustioni o cicatrici chirurgiche, alcuni farmaci a base di Litio, di beta-bloccanti e antimalarici. A queste cause si aggiungono elementi come l’abuso di alcol o nicotina, ma anche le alterazioni dei processi metabolici o un’alimentazione scorretta.
Prevenzione e linee guida
L’Associazione per la difesa degli psoriasici (Adipso) indica una serie di regole base per far fronte alla psoriasi e limitarne i sintomi. Per prima cosa, è importante intervenire sul tipo di abbigliamento indossando indumenti leggeri e freschi per evitare la pressione della stoffa sulla pelle. Esistono, ad esempio, materiali idonei a tal proposito come il teflon. Bisognerebbe, poi, prestare mbadima attenzione ai traumi fisici che possono indurre o riacutizzare la psoriasi. Importante mantenere la pelle il più possibile pulita e ben idratata e non grattare le lesioni. Per asciugare la cute, poi, è meglio tamponare con un asciugamano senza sfregare. Un ruolo chiave nella prevenzione della psoriasi lo gioca anche il regime alimentare: per questa ragione bisognerebbe seguire una dieta equilibrata e cercare di mantenere il peso forma.
I trattamenti possibili
La psoriasi può presentarsi in varie forme e, ad oggi, non esiste ancora una cura risolutiva, anche se recentemente è arrivato in Italia un farmaco che sarebbe in grado di inibire la proteina che causa la malattia. In ogni caso, la psoriasi può comunque essere tenuta sotto controllo con opportune cure e trattamenti. La loro efficacia, però, dipende dal modo in cui ciascun paziente risponde alla terapia e, di conseguenza, non esisterebbe una cura migliore di un’altra. L’Iss indica una serie di trattamenti come le terapie topiche che consistono in creme e pomate da applicare direttamente sulla pelle. I derivati della vitamina D e i corticosteroidi sono gli interventi topici più efficaci per la psoriasi a placche. La fototerapia tramite esposizione della pelle ad un certo tipo di radiazioni ultraviolette è un’altra possibile soluzione. O, ancora, le terapie sistemiche che prevedono la somministrazione di farmaci per bocca o iniezione e, infine, le terapie naturali come le cure idrotermali.
Lo stigma della malattia
Al di là delle problematiche strettamente mediche della psoriasi, questa malattia presenta degli aspetti sociali negativi da non sottovalutare, primo fra tutti il fenomeno della stigmatizzazione, come sottolinea l’Adipso. “La discriminazione sociale, conseguente allo stigma – scrive l’badociazione sul proprio sito – condiziona la vita quotidiana delle persone”. Molti pazienti tendono quindi a nascondere la propria malattia “influenzando la scelta dell’abbigliamento (maniche lunghe e pantaloni anche in estate) e persino le loro decisioni sociali, arrivando a evitare incontri o di frequentare luoghi pubblici”. Ecco perché è importante lavorare sull’autostima dei malati “per affrontare con forza lo stigma percepito e la conseguente discriminazione sociale”.
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