“I fuori sede”: il cancro raccontato in teatro, da chi lo vive



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IL CANCRO arriva in teatro. Raccontato da chi lo ha vissuto e lo sta combattendo. Per ribadire, ancora una volta, che con il tumore oggi si può vivere. Ormai quasi un terzo dei pazienti oncologici, dopo la diagnosi, torna ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale. Ed è quindi necessario, oggi più che mai, sdoganare la malattia e immaginarla come una patologia cronica. È proprio questo l’obiettivo di un gruppo di ragazzi, pazienti oncologici e studenti di medicina, in scena con l’opera teatrale “I fuori sede”, la prima dedicata all’esperienza di un tumore in giovane età. Lo spettacolo, che andrà in scena all’Ambra Jovinelli di Roma a partire da lunedì 12 novembre e poi proseguirà in una tournée che toccherà altre cinque città italiane, è stato ideato dall’Associazione Pancrazio e ha ricevuto l’apprezzamento della Federazione Italiana di Volontariato in Oncologia (Favo), dell’Associazione Italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma Onlus (Ail) e il sostegno di Roche, ed è stato presentato oggi a Roma, nella sede delle federazioni Coni.

• SU IL SIPARIO SUL CANCRO
“I fuori sede”, scritto da Maria Teresa Carpino con Giacomo Palla e Giacomo Perini, è liberamente ispirato alla storia vera dello stesso Giacomo, che nel 2014 si è ammalato di osteosarcoma e ha dovuto subire, due anni dopo, l’amputazione della gamba destra. Si tratta di una commedia che narra le vicende di 10 studenti universitari che vivono nello stesso appartamento e si trovano, improvvisamente, a fronteggiare un problema devastante, ingombrante e difficile da metabolizzare. Uno di loro, Giacomo, ha un dolore a una gamba e deve sottoporsi a una visita di controllo. Il responso è di quelli che fa paura. Cancro. È l’inizio di una nuova storia, che cambia la vita di tutti: una storia non solo di sofferenza, ma anche di riscoperta dell’importanza dell’amicizia, della condivisione e del supporto.

• CON IL TUMORE SI PUO’ CONVIVERE
Complessivamente, in Italia circa mille persone ogni giorno ricevono una nuova diagnosi di tumore. Si stima che, nel 2018, saranno diagnosticati 373mila nuovi casi, di cui 194mila uomini e 178mila donne. È bene però ribadire che, grazie a terapie innovative, il cancro sta diventando sempre più una malattia cronicizzabile, con la quale si può convivere. “Con le nuove terapie”, ha spiegato Francesco Cognetti, direttore di oncologia medica all’Istituto Regina Elena di Roma, “il cancro è da considerare ormai, in molti casi, una malattia cronica. Se vogliamo che questo sia l’approccio diffuso, dobbiamo riuscire a cambiare la prognosi di molti tumori. Per farlo occorre anzitutto investire sulla prevenzione primaria, cioè nella modifica degli stili di vita e delle abitudini notoriamente collegate all’insorgenza di un tumore. E poi anche su quella secondaria, con programmi di screening e prevenzione”. Anche iniziative come quella dell’badociazione Pancrazio possono essere importanti: “Ben venga”, continua Cognetti, “anche uno spettacolo che porti in scena la normalità della vita di un giovane paziente, sanata dalle paure e gli stigmi sociali che solitamente li accompagnano”.

• UNA MALATTIA CHE CAMBIA LA VITA
Giacomo Perini, romano, si è ammalato di osteosarcoma di alto grado, un tumore raro, nel 2014, a soli 28 anni. Un evento che, naturalmente, ha sconvolto completamente la sua quotidianità, costringendolo tra l’altro all’amputazione della gamba destra. Ma Giacomo non si è perso d’animo: oltre a lottare contro la malattia, si è dedicato alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica con un libro prima e con lo spettacolo teatrale poi. “La malattia”, ha raccontato, “ha cambiato per sempre la mia vita e mi ha fatto diventare un’altra persona. Rivivere in un contesto decisamente insolito come il palcoscenico di un teatro quei momenti così duri è un’esperienza molto forte e di grande emozione. Dal 2014 a oggi, da quel giorno in cui ho iniziato quella difficile convivenza, ho imparato a conoscermi, sono cresciuto e ho dovuto rispondere a domande faticose. La speranza e il coraggio sono diventate sorelle e mi hanno insegnato a essere felice per quello che sono. ‘I fuori sede’ vuole accendere una luce sulla necessità della normalità condivisa. Perché con il cancro si può vivere”.


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Mario Calabresi
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