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Sono molte le critiche che sono state sollevate alla seconda stagione de “I Medici”, dedicata a Lorenzo il Magnifico.
Non voglio appoggiarle, nè voglio contrastarle. Credo che riserverò a questo prodotto italiano e toscano la “gentilezza” di cui tanto si è parlato nelle 8 puntate andate in onda.
Lorenzo, con il volto pulito – troppo pulito- di Daniel Sharman è parso a tratti troppo perfetto, privo di quei chiari-scuro pittorici eculiari dell’essere umano e tanto cari a Sandro Botticelli. Ma l’amore per le arti e per quella cupola, quella Firenze che voleva innalzare fin sopra le nuvole è apparso chiaro in ogni televisore, in ogni spettatore.
Una Firenze probabilmente sbagliata. Con la facciata anacronistica del Duomo, la posizione in collina e quelle riprese che chiaramente rappresentavano altre (bellissime) città. Una Firenze che rimane la vera protagonista della fiction.
Una Firenze che viene raccontata non solo attraverso gli occhi dei Pazzi, una famiglia antica che racconta del pbadato glorioso della città; ma anche attraverso i banchieri che ci confermano il ruolo centrale del forino nell’economia dell’epoca; attraverso l’irruenza e il sarcasmo di Giuliano de Medici; attraverso la bellezza di Simonetta; attraverso la cupola che come una dea osserva quello che avviene nella sua città.
I Medici ha molti difetti e molti pregi, ma come fiorentina sono contenta che le persone abbiano riscoperto la mia città e la sua storia. Il ruolo che ogni piazza e pietra ha avuto nella costruzione della società, nel Rinascimento delle arti. Un Rinascimento che forse può avvenire anche adesso e che può nuovamente partire dal Magnifico grazie alle persone che mi hanno chiesto informazioni sulla famiglia, che hanno letto i miei articoli, che hanno cercato su internet e che cercheranno la verità nelle pagine del Vannucci.
Lorenzo e Francesco, in fondo, sono due facce di Firenze. Firenze non è solo una città aperta, en plein air, vista dal Piazzale Michelangelo. Citando Hannibal Lecter: “Firenze è fatta anche di vicoli stretti, cattivi, gotici”.
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