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L’avocado, si sa, è un frutto esotico ormai entrato nella nostra quotidianità, molto delicato, si presenta con la buccia ruvida e il cuore molto cremoso viene utilizzato oggi in sia nella cucina dolce che salata. Nella cucina vegetariana e vegana, viene spesso usato nelle insalate e nei panini. Ci chiediamo spesso se nonostante sia un frutto, l’avocado ha qualcosa da animali o derivati. Ebbene adesso arriva la risposta.
Avocado: i vegani possono mangiarlo?
Per quanto riguarda la cultura dell’avocado, si applica l’utilizzo dell’apicoltura migratoria. In alcune parti del mondo, come in California, l’apicoltura non è sufficientemente sviluppata e le api locali o altri insetti che impollinano i mandorleti, ad esempio, non bastano.
Ed è proprio per questa ragione che gli alveari vengono trasportati dall’esterno, in questo modo si riesce a impollinare le piante. Queste api, praticamente, vengono trasportate da una parte all’altra del paese per servire frutteti di mandorle come di avocado.
La cucina vegana, è un tipo di cucina che non contiene animali e derivati animali, di conseguenza, non mangiano nemmeno il miele, il prodotto alimentare creato direttamente dalle api. In teoria, i vegani dovrebbero evitare frutta e verdura che includono la partecipazione delle api per essere prodotti, incluso l’avocado.
Alcuni vegani sostengono invece che le api hanno anche loro diritti e come qualsiasi diritto violato comporta un comportamento sbagliato, non sarebbe ammissibile usare le api come schiave.
Abbracciando questa teoria, nella dieta vegana, l’obiettivo non è per forza essere vegani, ma esserlo abbastanza da non far male agli animali. Ma questo non vuol dire rinunciare del tutto al loro regime alimentare, non ci sono seri restrizioni, o addirittura completamente proibite.
Si è scatenata una polemica infinita per quanto riguarda la popolazione vegana, ma ormai ci siamo abituati a rispettare le scelte alimentare di ognuno di noi.
I vegani non possono mangiare l’avocado, ecco perché
ultima modifica: 2018-10-30T09:34:34+00:00
da Ionela Polinciuc
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