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Genova, 31 ottobre 2018 – Lunedì 5 novembre alle ore 15.30 presso il Salone dei Congressi (via Volta 8 primo piano), si svolgerà l’ incontro di educazione alla salute dal titolo: “Parliamo di… ictus&donne”.
All’evento parteciperà una vera e propria ‘task force’ di professionisti (Nicoletta Reale presidente di A.L.I.Ce. Italia, Carlo Serrati direttore neurologia Policlinico San Martino e coordinatore DIAR di Neuroscienze Regione Liguria, Caterina Pistarini direttore Fondazione Salvatore Maugeri, Carlo Gandolfo professore ordinario Neurologia Università di Genova, Valeria Messina medico di medicina generale e coordinatore commissione Pari Opportunità Ordine dei Medici, Marta Bertamino medico Unità operativa medicina fisica e riabilitativa Istituto Gaslini) che saranno a disposizione dei cittadini per un completo approfondimento: consigli, tecniche innovative, percorso del paziente e strategie di cura saranno gli argomenti al centro dell’attenzione.
L’ictus è stato definito dal Presidente della Federazione mondiale di Neurologia la “nuova epidemia”. La nostra Regione è particolarmente afflitta da questa malattia, in quanto strettamente legata all’età: si calcola che ogni giorno in Liguria via siano almeno 15 nuovi casi di ictus. Intervenire precocemente, riconoscendo i sintomi, chiamando i soccorsi ed effettuando le corrette terapie, consente non solo di ridurre il rischio di mortalità, ma soprattutto gli esiti, spesso invalidanti, di questa malattia.
“Le donne – spiega il dott. Mbadimo del Sette direttore S.C. neurologia del Galliera e presidente di A.L.I.Ce. Liguria – ricevono minori cure sia nella fase acuta che in quella riabilitativa, aspetto quest’ultimo da non trascurare considerando che il 60% degli ictus colpisce il sesso femminile. La causa di tale discrepanza è legata a diverse variabili, tra cui alcuni fattori di rischio maggiormente presenti nelle donne (ad esempio fibrillazione atriale, obesità ed emicrania con aura), o maggiormente lesivi (ad esempio il fumo di sigaretta, più dannoso per il sesso femminile), oltre alla maggiore aspettativa di vita. A ciò si aggiungono fattori di rischio di specifica pertinenza femminile, come lo stato di gravidanza (aumento del rischio di ictus del 30% circa), il trattamento estro-progestinico a scopo contraccettivo e la terapia ormonale sostitutiva post-menopausale”.
Le donne che sopravvivono a un ictus hanno una qualità di vita peggiore rispetto agli uomini: a dimostrarlo è, ad esempio, una ricerca pubblicata nel 2014 su una prestigiosa rivista del settore, che ha confrontato la qualità della vita nelle donne e negli uomini dopo un ictus in 1370 pazienti. A tre mesi dall’evento, rispetto ai maschi, le donne avevano maggiori problemi di mobilità e livelli più elevati di dolore o disagio, di ansia e di depressione, specie nelle persone oltre i 75 anni.
A un anno dall’ictus, la qualità della vita nelle donne continuava a essere peggiore rispetto agli uomini, a prescindere dall’età. Spesso alla base di tale discrepanza vi è la più frequente condizione di vedovanza, con conseguente minore presenza di caregiver familiare, fatto che comporta, a sua volta, minore attività riabilitativa.
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