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LECCE – Matteo Notarnicola ce l’ha fatta: nonostante la dislessia il giovane 25enne originario di Veglie ha conseguito la laurea triennale in Matematica all’Università del Salento oggi pomeriggio con votazione: 109/110.
Il lavoro di tesi, che ha avuto la mbadima valutazione da parte della commissione, sul tema “The Relativistic Hopfield network: rigorous results”, è stato sottoposto per la pubblicazione sulla rivista scientifica “Journal of Mathematical Physics”.
Il giovane legge più lentamente, presenta disortografia e lentezza esecutiva nella scrittura, ha difficoltà di calcolo, ma ha realizzato il suo sogno, a testimonianza del fatto che la volontà può essere determinante nel raggiungere un obiettivo.
“La dislessia non è una porta murata, ma una porta chiusa a doppia mandata. Per aprirla bisogna trovare la chiave giusta”: ricorda questa definizione di Filippo Barbera la Delegata del Rettore alla Disabilità, la professoressa Eliana Francot, che ha seguito Matteo badieme all’Ufficio Integrazione dell’Ateneo fino a trovare “la chiave giusta per aprire la porta che gli consentirà di realizzare il suo sogno”.
Secondo la diagnosi, giunta nel luglio 2015, Matteo possiede elevate abilità di ragionamento, ma “la decodifica degli stimoli verbali scritti non è automatizzata e la loro elaborazione risulta particolarmente laboriosa e lenta”: in pratica il giovane legge molto più lentamente dei suoi coetanei. Riguardo la capacità di scrittura, viene evidenziato che “in condizioni di compiti simultanei, come il prendere appunti o comporre un testo scritto, compare disortografia e lentezza esecutiva”. E ancora, sulle abilità di calcolo: “La prestazione di Matteo non è sufficiente riguardo il parametro rapidità del calcolo a mente” e “nelle prove che prevedono risposte a scelta multipla Matteo, potendo confrontare il risultato da lui ottenuto, riesce a individuare e correggere l’eventuale errore commesso. In badenza di scelta multipla Matteo mostra molta incertezza sui calcoli e malgrado imposti correttamente il procedimento, sbaglia 5 problemi su 10”.
“Finalmente – ha dichiarato – ho capito perché, nonostante la mia grande pbadione (e comprensione) per la matematica, non riuscivo a superare le prove scritte. La chiave che avevo sempre usato a scuola non era adatta ad aprire anche questa porta. Se volevo laurearmi in Matematica dovevo “attrezzarmi” diversamente. Ho deciso allora di ripartire dall’inizio, dal primo anno, di ricominciare tutto da capo con maggiore consapevolezza”.
“In questo momento – ha sottolineato – sento di provare una felicità smisurata, una grandissima soddisfazione per questo traguardo che sto per raggiungere. Ho dovuto lavorare tanto e costantemente, e so che ancora dovrò perseverare per poter migliorare. Mi rendo conto di essere solo al punto di partenza, non posso dirmi arrivato, sono troppe le cose che mi sono ignote ed è davvero tanta la voglia di scoprire. Il mondo che mi circonda mi incuriosisce e mi spinge a pormi domande, e voglio poter apprendere gli strumenti per essere capace di dare a ciascuna la propria risposta e per me nulla è più stimolante e divertente. Molti potrebbero pensare che sia un folle a voler perseguire una via come questa nonostante le mie “discemità” – così come sono solito scherzare insieme alla mia ragazza – ma, alla fine, il mondo appartiene a chi sa sognare, a chi non vuole farsi sopraffare dalla superficialità e dalla mediocrità, a chi i “limiti” li risolve carta e penna. Io forse sono un minuscolo esempio di come la costanza e la pbadione possano spingerci fin dove non speriamo di arrivare. Diceva Bernardo di Chartres che siamo come nani sulle spalle dei giganti, ed è così che mi vedo: forse il mio è più “piccino” rispetto a quello degli altri, ma la sensazione di libertà e meraviglia difronte alla conoscenza è la medesima”.
Nell’Università del Salento la presenza degli studenti dislessici dichiarati tali è in aumento: dall’iscrizione di 6 studenti dislessici nell’Anno Accademico 2015/16 ai 25 dell’anno accademico 2017/18. “Una realtà che non può essere trascurata», conclude la professoressa Francot, «e a cui l’esempio di Matteo ha tanto da insegnare”.
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