sclerosi multipla, con terapia 8 giorni paziente ‘dimentica’ malattia



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Roma, 30 ott. (AdnKronos Salute) – Nel corso degli anni la terapia per la cura della sclerosi multipla è notevolmente cambiata grazie all’introduzione di nuovi farmaci: la gestione del trattamento oggi si adatta allo stile di vita del paziente e “permette di avere un ottimo controllo della malattia, di curare il paziente in maniera limitata nel tempo ma con effetti di azione che possono durare a lungo, addirittura anni dopo la somministrazione del trattamento”. A sottolinearlo è Eleonora Cocco, responsabile del Centro Sclerosi multipla Assl Cagliari, ospedale Binaghi, tra gli esperti intervenuti al Congresso della Società italiana di Neurologia (Sin) in corso a Roma. “Rispetto al pbadato, oggi abbiamo delle opzioni terapeutiche che permettono di controllare bene la malattia senza effetti collaterali – osserva – e che, soprattutto, consentono ai pazienti di guardare al futuro in maniera più ottimistica e ‘dimenticarsi’ della malattia”.

Tra le opzioni terapeutiche disponibili alemtuzumab, l’anticorpo monoclonale per il trattamento della sclerosi multipla recidivante remittente che viene somministrato per infusione endovenosa in due cicli: il primo, consiste in una somministrazione in cinque giorni consecutivi; il secondo, a dodici mesi di distanza, in tre giorni consecutivi. In tutto 8 giorni di terapia in 2 anni.

Sul fronte dei benefici nella qualità di vita dei pazienti curati con questa terapia, due studi clinici di fase 3 – presentati nel corso del 34esimo Congresso del Comitato europeo per il trattamento e la ricerca nella sclerosi multipla (Ectrims) a Berlino – hanno dimostrato che i soggetti curati con alemtuzumab hanno mantenuto gli effetti del trattamento per otto anni; circa la metà non ha ricevuto ulteriori trattamenti per otto anni e quasi due terzi non hanno manifestato un peggioramento della disabilità fino all’ottavo anno.

Questo tipo di trattamento, inoltre, viene incontro anche alla esigenze del mondo femminile nella programmazione di una famiglia e nella possibilità di avere una gravidanza: “Molti dei farmaci che utilizzavamo soprattutto nei casi più aggressivi di malattia – spiega ancora Cocco – non dico che precludessero completamente una possibile maternità, ma sicuramente rappresentavano una difficoltà perché era necessario sospendere la cura con la paura del rischio di una ricomparsa dei sintomi. Questi farmaci, invece, grazie a due sole somministrazioni e a una durata di azione ampia, permettono anche di poter programmare in maniera più serena una gravidanza”.

Ognuno dei farmaci disponibili oggi per la cura della sclerosi multipla si presta a strategie terapeutiche diverse, ma c’è un concetto che li accomuna: ‘earlier and better’. “Questo significa intervenire precocemente con il farmaco migliore”, spiega Paolo Gallo, professore di Neurologia presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’università di Padova e direttore del Centro regionale per la sclerosi multipla. “Studi condotti da colleghi svedesi e danesi – spiega – hanno dimostrato che i pazienti trattati entro 6 mesi dall’esordio clinico della malattia hanno una probabilità di sviluppare disabilità gravi a lungo termine ridotta fino al 40%. ‘Earlier and better’ – sottolinea – significa bloccare l’infiammazione che è alla base della malattia il prima possibile, perché – conclude – è dall’infiammazione che nascono i meccanismi neurodegenerativi che producono la disabilità”.

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