senza limiti la vita umana dopo i 105 anni



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Se esiste un limite biologico alla vita umana questo non è ancora diventato visibile o non è stato raggiunto”, ha dichiarato all’ANSA la professoressa Elisabetta Barbi, docente di Demografia presso il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’ateneo romano e coordinatrice della studio.

La ricerca è stata condotta tra il 2009 ed il 2015 su circa quattromila persone di oltre 100 anni di età e, stando ai dati che ne sono emersi, non è possibile, oltre una certa soglia – che gli scienziati hanno stabilito in 105 anni – dare una risposta sicura, certa e plausibile in merito al limite biologico alla vita umana. Compiuti i 105 diventa dunque di fatto impossibile dire quale sia il limite della vita umana.

A dimostralo è una ricerca condotta da Elisabetta Barbi, Francesco Lagona e Marco Marsili – rispettivamente delle Università La Sapienza e Tor Vergata di Roma e dell’Istat – in collaborazione con ricercatori dell’Università della Danimarca meridionale e dell’Università della California a Berkeley, che firmano un articolo su “Science”. Unito alla crescita dei supercentenari negli ultimi anni, questo dato indica un aumento nel tempo della longevità umana. Fino a oggi, a causa della mancanza di dati affidabili su questi “pionieri della longevità“, la comunità scientifica si è divisa.

Un altro dato interessante che emerge dalla ricerca è che “per le generazioni di nascita più giovani i livelli di mortalità sono leggermente più bbadi”, ha detto ancora Barbi. Da una parte c’era chi sosteneva che la curva dei rischi di mortalità continubade ad aumentare esponenzialmente con l’età, dall’altra chi, invece, era convinto che decelerbade per poi raggiungere un livello costante alle età più elevate. Il rischio di morte, infatti, aumenta con l’età fino a 80 anni, e poi rallenta, rimanendo costante dopo i 105. Un andamento simile della mortalità alle età più estreme è stato osservato anche in altre specie animali, come insetti e vermi, il che fa pensare che esista una spiegazione comune dal punto di vista evolutive. “La scoperta di questa soglia non solo dà una risposta chiara e certa sulle curve di mortalità, ma è cruciale per la comprensione dei meccanismi alla base della longevità umana e gli sviluppi futuri delle teorie sull’invecchiamento”, conclude la ricercatrice.



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