A che punto sono le indagini sul caso Khashoggi



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A che punto sono le indagini sul caso Khashoggi

“Abbiamo le prove” che è stato “un omicidio politico brutale, pianificato con cura per giorni, eseguito da un commando di sauditi arrivati in Turchia in tre gruppi”, quello costato la vita a “Jamal Khashoggi, un cittadino saudita e un giornalista di fama internazionale”. È la verità tanto attesa fornita dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che, parlando al gruppo parlamentare del suo partito, ha chiesto che i 18 responsabili, finora indicati, di questo omicidio “selvaggio”, siano “processati a Istanbul”, così come dev’essere punito “chiunque abbia avuto un ruolo nell’omicidio, compreso chi ha dato l’ordine”. E Riad, che ha dimostrato “collaborazione tardiva”, solo dopo una sua telefonata con re Salman, deve indicare dove si trova il cadavere del giornalista, ha ammonito il presidente turco, mentre fonti di Sky News affermano che sono state trovate parti del cadavere nel giardino della casa del console generale saudita. “Non è stato specificato quali parti del corpo”, scrive La Stampa, “ma indiscrezioni dei giorni scorsi sostenevano che la testa è stata riportata in patria dagli uomini del commando arrivato da Raid con il compito di eliminare il dissidente”. 

Tutto è scattato dalla prima visita del giornalista Khashoggi al consolato saudita di Istanbul, il 28 settembre scorso. “Riad è stata immediatamente informata” che Khashoggi sarebbe tornato nell’edificio diplomatico il 2 ottobre successivo, ovvero quello della scomparsa, ha badicurato il presidente turco. “Quindici uomini sono arrivati dall’Arabia Saudita, tra loro anche alcuni ufficiali, per preparare l’omicidio. Il giorno prima, il primo ottobre, hanno fatto anche un sopralluogo nella Foresta di Belgrado e nella zona di Yalova per individuare un possibile luogo di sepoltura”. E ancora: “Gli hard disk dei registratori delle telecamere sono stati rimossi, i dipendenti turchi sono stati allontanati con la scusa di un’ispezione interna”. Insomma, “l’omicidio è stato pianificato e non un fatto accidentale”, durante una discussione, secondo la versione di Riad, alla quale neanche non credono neanche le democrazie occidentali.

Le domande di Erdogan

Ora Erdogan, che ha criticato la negligenza del console saudita a Istanbul, badicura che “la Turchia non rimarrà in silenzio ed è in attesa delle conclusioni investigative”. Oltre alle risposte (poche) date, il presidente ha fatto diverse domande: “Pretendiamo di sapere chi ha dato ordini ai 15 arrivati in Turchia, perché si sono radunati a Istanbul nel giorno dell’omicidio, chi li ha mandati qui? Perché ancora non si trova il corpo della persona che hanno ammesso di aver ucciso? Per quale motivo ci hanno fatto aspettare così tanto prima di autorizzare l’ispezione del consolato?”. Erdogan vuole anche il nome del “collaboratore locale” che potrebbe avere nascosto il cadavere: “Vogliamo il suo nome perché tutti i responsabili di questo omicidio dovranno essere puniti”. E infine la richiesta di “processare i 18 identificati come responsabili a Istanbul, perché il reato è stato commesso qui, anche se l’edificio del consolato è da considerarsi territorio saudita”.

Salman cancella il discorso alla “Davos del deserto”

Il capo di Stato turco confida nelle leggi internazionali e nelle regole dell’Islam come elemento di persuasione per i sauditi. “Non metto in dubbio la sincerità del re Salman, ma se dovesse esserci la conferma che ci troviamo dinanzi a un omicidio politico allora anche in patria dovrà essere svolta un’indagine con un processo imparziale, e anche gli altri Paesi dovranno aprire indagini per trovare i complici”, ha detto. Il ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir, ha badicurato che saranno messe in atto misure per garantire che un omicidio come quello del giornalista critico verso il regime, “non si ripeta più” e ha promesso un’indagine “approfondita e completa”, mentre il consiglio dei ministri del regno ha badicurato che i responsabili saranno puniti. Il ministro saudita per l’Energia, Khaled al-Faleh, ha affermato che Riad attraversa una “crisi” dovuto all’omicidio “abominevole” di Khashoggi. Intanto, si è aperto a Riad il summit internazionale Future Investment Initiative, noto anche come la “Davos del deserto”, caratterizzato da un’ondata di rinunce di partecipanti e media internazionali. Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, che alcuni sostengono sia il mandante, si è limitato a una breve apparizione e non ha pronunciato il discorso previsto, concedendosi solo alcuni selfie. Sia il principe che il re hanno oggi ricevuto i famigliari di Khashoggi per “porgere loro le condoglianze”.

A che punto sono le indagini sul caso Khashoggi

 Salman

Spunta una “strana maschera”

La polizia turca ha perquisito una villa in una località a ovest di Istanbul, a Yalova, poco lontano da Istanbul. L’ispezione è durata due ore e ha coinvolto 40 poliziotti turchi. La dimora appartiene a uno dei 15 uomini giunti da Riad per uccidere Khashoggi. In base a quanto riportato dai media locali, uno dei minivan scuro che ha trasportato i 15 è stato filmato fuori dalla villa nel giorno della scomparsa del giornalista. Sempre i media locali riferiscono che le ricerche saranno estesa ai boschi di Yalova, una località molto frequentata da turisti sauditi, provenienti da Emirati Arabi, Qatar e Dubai per la presenza di fonti termali naturali.

La polizia e la scientifica turca hanno inoltre raggiunto il parcheggio privato in cui è stata ritrovata un automobile appartenente al consolato saudita, non lontano dalla sede della missione diplomatica dell’Arabia Saudita, con all’interno tre valigie, depositate in un secondo momento da un diplomatico e il giallo di una maschera forse utilizzata nel maneggiare sostanze chimiche, caduta durante le operazioni di carico. Non è tuttavia chiaro se sia stato o meno emesso un permesso da parte dei sauditi per procedere al controllo del mezzo, che avendo targa diplomatica non può essere perquisito senza autorizzazione. La Mercedes è la stessa che ha abbandonato il consolato poco dopo la scomparsa del giornalista.

La macchina è stata trovata nel quartiere di Sultangazi, non distante dal consolato saudita, dove è stata abbandonata da un funzionario del consolato lo scorso 7 ottobre.I gestori del parcheggio hanno dichiarato che nelle occasioni precedenti l’automobile era guidata da autisti turchi, tranne questa volta, quando alla guida si trovava il saudita Mohammed O. Lo stesso Mohammed O. è tornato il 18 ottobre nello stesso parcheggio alla guida di una Bmw, da cui ha scaricato tre valigie, due delle quali di grandi dimensioni, caricandole a bordo della Mercedes. Un’operazione che ha richiesto l’aiuto di uno dei fattorini del parcheggio, che ha dichiarato a un giornalista del quotidiano Hurriyet che durante le operazioni di carico una “strana maschera” è caduta per terra, per poi essere raccolta dal diplomatico che la ha immediatamente gettata nella spazzatura.La maschera ha però catturato l’attenzione del fattorino, che la ha raccolta e mostrata a un medico, cliente abituale del parcheggio, che gli ha rivelato essere una maschera utilizzata “da chi lavora con sostanze chimiche nocive”.

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