Caso Emanuela Orlandi, il Vaticano indaga sul ritrovamento di ossa



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ROMA. Il caso di Emanuela Orlandi si potrebbe riaprire. Sono in corso in Vaticano, infatti, accertamenti sul rinvenimento di alcune ossa in area extraterritoriale vaticana. Allo stato attuale, non è ancora certo a che epoca risalgano i resti e se riguardino una sola persona. In pbadato si sarebbero verificati altri episodi badoghi. Si stanno eseguendo comparazioni, concentrate in particolare sul cranio e sui denti, per verificare se i resti rinvenuti si ricolleghino al caso di Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa nel 1983. Le ossa sono state trovate in un locale annesso alla sede della Nunziatura apostolica di via Po, a Roma. E’ quanto rende noto la sala stampa della Santa Sede. Le indagini si svolgono in collaborazione con la magistratura italiana.

La Procura di Roma procede per omicidio in relazione al ritrovamento delle ossa nell’edificio di proprietà del Vaticano. L’autorità giudiziaria italiana ha disposto accertamenti tecnici per cercare di individuare a chi appartengano questi resti. Il lavoro degli inquirenti punta in particolare a verificare se le ossa possano essere compatibili con il Dna di Emanuela Orlandi, ma anche di Mirella Gregori, un’altra minorenne scomparsa a Roma nel 1983.

Trentacinque anni sono pbadati da quel 22 giugno 1983 quando Emanuela Orlandi, che oggi avrebbe cinquant’anni, sparì nel nulla dopo essere uscita da una scuola di musica. La ragazza era la figlia di un messo della prefettura della Casa pontificia ed era cittadina del Vaticano. Sono stati anni di indagini, di illazioni, depistaggi. La famiglia non si è mai arresa. “E’ un sacrosanto diritto avere verità e giustizia, non ci rinunceremo mai”, aveva detto, in occasione dell’ultimo anniversario della scomparsa, il fratello Pietro che, dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura di Roma, era tornato a chiedere giustizia direttamente al Tribunale vaticano. E infatti da alcuni mesi la denuncia di scomparsa è di nuovo sui tavoli della Gendarmeria e del Promotore di Giustizia. La famiglia Orlandi l’aveva presentata per la prima volta lo scorso novembre.

Quella che sembrava la scomparsa di una adolescente si è trasformata in un giallo internazionale che coinvolge la Santa Sede. Il presunto rapimento finisce infatti per intrecciarsi anche con l’attentato contro Wojtyla. Il Papa interviene con diversi appelli. La presenza di Emanuela Orlandi, negli anni, è poi segnalata in diverse località ma le rivelazioni non risultano mai attendibili.

Senza elementi, la prima inchiesta viene chiusa nel luglio 1997. Poi la banda della Magliana, che spesso era stata tirata in ballo nella vicenda, rientra in primo piano a giugno 2008 con le dichiarazioni di Sabrina Minardi, compagna di Enrico De Pedis, uno dei capi della banda. Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa dopo essere stata tenuta prigioniera nei sotterranei di un palazzo vicino all’Ospedale San Camillo. Ma neanche su questa pista emergono prove. Nulla di fatto neanche dopo le badisi svolte sulle ossa rinvenute nella cripta di Sant’Apollinare, a Roma, nella quale era stato seppellito De Pedis. Nel 2016 l’archiviazione dell’inchiesta.

A maggio del 1983 era già scomparsa un’altra ragazza romana, Mirella Gregori, coetanea di Emanuela, figlia dei titolari di un bar di via Volturno, studentessa. Mirella non conosceva Emanuela, né le due ragazze avevano frequentazioni in comune.


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Mario Calabresi
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