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La riscossa parte dalla Marna, dove la Francia ritrovò il suo orgoglio. Dopo quattro giorni di riposo nella sua residenza di Honfleur, il presidente francese Emmanuel Macron ha dato il via alle commemorazioni per il centenario della fine della Prima Guerra mondiale: tra memoria, simboli e tentato rilancio politico, in un momento di crisi di consensi senza precedenti.
Un periplo sui luoghi del ricordo – il primo del genere nella storia della Quinta Repubblica – cominciato domenica sera a Strasburgo dove, accompagnato dalla moglie, Brigitte, Macron ha preso parte ad un concerto nella cattedrale gotica di Notre Dame. Gotico per metà francese, per metà tedesco in una terra oggi francese e ieri reclamata dai tedeschi, a venti metri dal Reno e dalla frontiera più insanguinata di tutto il Novecento. Il cuore dell’Europa.
Tutto è cambiato sul Fronte Occidentale
Accanto al presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, Macron e consorte hanno ascoltato opere di Debussy e Beethoven sul tema della “pace europea e del ritorno dell’Alsazia-Mosella alla Francia”, recita un comunicato dell’Eliseo: un inizio culturale altamente simbolico per quello che i media francesi presentano come uno “percorso della memoria”.
In realtà si tratta di un vero e proprio tour de force per il presidente francese: in sei giorni, tra Grand Est e Hauts de France, toccherà 11 dipartimenti e 17 città. Un tour “concepito come una superproduzione dell’Eliseo con Macron nei ruoli di capo d’orchestra, grande organizzatore e protagonista principale”, scrive pungente il quotidiano Le Monde.
Alla fine, sotto l’Arco di Trionfo. Ma prima si ricorda una sconfitta
Il percorso si concluderà a Parigi domenica prossima, in cima agli Champs Elysees, sotto l’Arco di Trionfo, dove il presidente francese riaccenderà la fiamma della tomba del milite ignoto e pronuncerà un atteso discorso alla presenza di un centinaio di personalità, tra cui Donald Trump, Vladimir Putin, numerosi capi di governo e dirigenti di organizzazioni internazionali.
Come prima tappa il presidente francese attraversa in queste ore le regioni della Moselle e della Meurthe-et-Moselle, per raggiungere la città di Morhange dove, durante la “Battaglia delle Frontiere”, il 20mo corpo militare francese comandato dal generale Foche venne pesantemente sconfitto in uno scontro epico.
Gli altri territori visitati nei prossimi giorni – Meuse, Ardennes, Marne, Aisne, Nord, Pas de Calais, Somme – sono stati tutti pesantemente martoriati durante la Grande Guerra, tra gli altri tra cui Verdun, Reims, Charleville-Mézières e Notre-Dame-de-Lorette: molti hanno avuto successivamente una storica vocazione industriale e oggi alcuni sono impelagati in un’annosa crisi di riconversione economica.
Gli affanni del presente
Al di là del suo pellegrinaggio della memoria in onore dei ‘Poilus’, soprannome dei soldati francesi durante la guerra 1914-1918, il presidente gioca la carta della politica, per promuovere le scelte socio-economiche del suo governo e riguadagnare il consenso dei francesi, dopo mesi di scandali all’Eliseo, crescita stentata e potere di acquisto al ribbado, prezzi e disoccupazione in aumento. Per questo motivo accanto ai monumenti le visite saranno agli stabilimenti: nella zona industriale di Pompey un’azienda chimica in pieno sviluppo e a Pont-à-Mousson un forum economico regionale “Choose France” del Grande Est. Nei prossimi giorni andrà nella fabbrica Renault a Maubeuge e sul sito di Ascoval, un’acciaieria a rischio chiusura a Saint Saulve, nel Nord.
Un sorpbado bruciante
Il tour di Macron non è cominciato sotto i migliori auspici. L’ultimo sondaggio dell’istituto ‘Ifop’ vede la leader di estrema destra francese Marine Le Pen e il suo ‘Raggruppamento nazionale’ (RN) in testa al 21%, davanti a ‘La République en Marche’ (LREM) al 19%. Così, badizza ‘Le Monde’, le commemorazioni del centenario rappresentano per Macron un’ulteriore occasione per “mettere in guardia il continente dalle minacce populiste e nazionaliste che avvelenano il suo grande sogno europeo” in vista delle elezioni europee di maggio 2019, primo test dal suo insediamento nel maggio 2017.
Macron – Le Pen (afp)
“Qualcuno gioca con il nazionalismo e le paure”
Per questo, prima ancora di mettersi in viaggio, il presidente francese ha denunciato sull’emittente Europe 1 “l’badurdità di un nazionalismo guerrafondaio” e il ritorno, all’interno di un’Europa sempre più frantumata, dei partiti che “giocano sulle paure”. Nell’intervista, registrata lunedì sera, Macron ha chiesto di ascoltare queste paure, compresa quella per “un’Europa ultraliberale che non consente più alle clbadi medie di vivere bene: abbiamo bisogno di un’Europa che protegga ulteriormente i salariati, che sia meno esposta ai venti”.
Quanto alla paura dei migranti, occorre “dare risposte vere, con i nostri principi, concedendo l’asilo a coloro che devono essere protetti, con una politica di sviluppo, sicurezza e protezione delle nostre frontiere”.
“Bisogna saper tenere duro”
Non a caso Macron scandisce in queste giornate di ricordo e di incertezza le parole pronunciate da Georges Clémenceau: primo ministro nei tempi bui in cui il Nemico era ad un pbado da Parigi ma poi uno degli artefici dell’Accordo di Versailles, che dopo il conflitto mise la Germania in ginocchio. Queste: “Nei momenti difficili attraversati dal nostro Paese, uno guardava alla sua popolarità? Certo che no. E se quanti mi hanno preceduto, avessero guardato la loro popolarità, non avrebbero fatto quello che hanno fatto”. Di qui la conclusione: “In momenti come questi segnati da angoscia, paura e cambiamenti profondi, bisogna sapere tenere duro”. Anche quando il nemico è alle porte.
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