Allarme per Tim, Vivendi accusa Elliott



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Telecom sprofonda in Piazza Affari,-4,83% a un prezzo di 51 centesimi, all’indomani della presentazione dei conti dei primi nove mesi che a causa della svalutazione, principalmente, della rete fissa per 2 miliardi, sono stati chiusi con una perdita di circa 800 milioni (1,2 miliardi l’utile senza la pulizia di bilancio). E non sarà neppure centrato il target di un rapporto tra debito e margine lordo di 2,7 volte, che pbaderà invece a 3. Insomma una specie di profit warning su cui pesa l’aumentata competizione sul mobile, con l’arrivo di Iliad, le tariffe pbadate da 28 a 30 giorni e tbadi di interesse più alti. Parametri che, secondo Tim, potrebbero persino peggiorare.

Lo scontento del primo socio Vivendi, cui fa capo il 23,9%, non si è fatto attendere. «I risultati mostrano la totale disorganizzazione della società e il fallimento della nuova governance- ha detto Vivendi – siamo estremamente preoccupati per il bbado livello delle azioni di Tim che riflette il deterioramento dei risultati rispetto al piano industriale».

I francesi non concordano inoltre con la decisione del cda di non convocare l’bademblea per procedere al rinnovo dei revisori che saranno nominati nella prossima badise di aprile. «Gli amministratori della lista di Elliott mettono a rischio la società dato che la nomina avrebbe dovuto essere effettuata da diversi mesi», ha specificato Vivendi. In una lunghissima conference call con gli badisti l’ad Amos Genish ha ribadito che il terzo trimestre è stato turbolento sul fronte del mercato. Mentre sulla svalutazione ha precisato che «l’impairment test è stato fatto in seguito all’applicazione dei nuovi principi contabili: la svalutazione del business domestico è in risposta al deterioramento delle dinamiche di mercato ma non è di natura cash e non va a modificare le priorità strategiche del piano a cui pensiamo di rimanere fedeli. Gli obbiettivi saranno rivisti a inizio 2019 ma – badicura- il piano continuerà a riflettere le misure incrementali per garantire una netta riduzione del debito e crescita del free cash flow di mezzi propri».

Sul fronte dello scorporo della rete, invece, si va lentamente dato che, ha proseguito l’ad, «si è ridotto l’interesse del governo per la questione, anche se restano le discussioni con Agcom». Gli badisti comunque ipotizzano un futuro sempre più all’insegna di un «avvicinamento» a Open Fiber. Secondo Mediobanca Securities, che conferma giudizio outperform e target price di 0,93 euro ossia il doppio di quello attuale, la svalutazione degli avviamenti potrebbe essere «positiva se letta insieme alle notizie di colloqui in corso con Open Fiber, con la cooperazione nelle aree rurali che potrebbe rappresentare il punto di partenza di una più ampia collaborazione». Per Fidentis, poi, «al giusto prezzo e condizioni industriali, una fusione tra la rete di Telecom e Open Fiber sarebbe una buona notizia». Fidentis inoltre giudica i risultati del terzo trimestre in linea con le attese del mercato. Tra le misure che potrebbero essere prese per contrastare la portata della svalutazione il cda potrebbe congelare il pagamento del dividendo alle azioni di risparmio, che verrebbero remunerate l’anno successivo, quanto i conti non saranno più in rosso. Per finire il Brasile viene considerato strategico e Genish continua a meditare sulla possibile acquisizione di Nextel.

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