Asia Bibi assolta: adesso è finalmente libera



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Asia Bibi è stata finalmente liberata. La donna, accusata di blasfermia, era in carcere dal 2010 con l’accusa di aver insultato il profeta Maometto. Un’accusa folle, come la sentenza di oggi ha dimostrato. Ma che è bastata a rovinare la vita ad Asia.

Il verdetto è stato letto dal presidente della Corte suprema, Saqib Nisa: “La pena di morte viene annullata. Asia Bibi è badolta delle accuse. Se non ci sono altre accuse contro di lei, può essere liberata“. Mentre pronunciava queste parole, la sala del tribunale si infiammava. Uno dei motivi che ha ritardato la sentenza, infatti, è stata la pressione dei gruppi fondamentalisti islamici sulla Corte.

La storia di Asia Bibi

Bibi è stata denunciata nel 2009, da una donna che la accusava di aver insultato l’islam durante una discussione. Un anno dopo viene condannata a morte. Inizia il suo calvario. Asia non ci sta. E così fa prima appello alla Corte di Lahore (2014) e poi, attende (nel 2015) il responso della Corte suprema, che decide di fermare l’esecuzione dopo aver accettato di studiare il suo fascicolo. L’badoluzione arriva perchè “ci sono contraddizioni nelle testimonianze”.

Il suo caso aveva attirato l’attenzione dei Pontefici Benedetto XVI e Francesco. Lo stesso presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani si è speso più volte per Asia Bibi. L’ultima, solamente una settimana fa, quando ha chiesto “un processo equo e di evitare ogni forma di discriminazione o pregiudizio religioso”.

Ma ora la situazione in Pakistan non è facile. Chi in questi anni ha difeso la donna cristiana è stato barbaramente ucciso. È il caso dell’ex governatore del Punjab, Salman Taseer, ammazzato nel 2011 solamente perché aveva difeso pubblicamente la causa di Bibi da una delle sue guardie del corpo, Mumtaz Qadri, che, a sua volta, è stato giustiziato nel 2016 e sepolto in seguito come un eroe. C’è poi il caso di Shahbaz Bhatti, ministro cristiano delle Minoranze, ucciso sulla soglia di casa nel 2011 per aver difeso Bibi e chiesto di impugnare la legislazione contro la blasfemia.

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