Borsa in rosso, differenziale a quota 300



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Rodolfo Parietti

Borsa ancora giù, e spread di nuovo su. È per mezzo di questo bipolarismo finanziario che i mercati giudicano il governo, finora insensibile ai richiami che arrivano da più parti per un cambio di rotta della manovra. Per quanto tirato più volte per la giacchetta, il ministro Tria continua a far proprio il «tiremm innanz» di Amatore Sciesa perché – dice – il Paese, proprio per effetto del rallentamento economico in atto, ha bisogno di una scossa. Non sono dunque bastati i richiami di giovedì scorso del Fondo monetario internazionale e della Bce, compatti nell’individuare nel Paese come una possibile fonte di contagio a livello internazionale; né l’abbbadamento delle stime di crescita da parte della Commissione Ue, col contestuale innalzamento del disavanzo 2019 al 2,9% del Pil contro il 2,4% stimato dall’esecutivo. Ieri poi, seppur col consueto periodare eufemistico, Bankitalia ha detto la stessa cosa («Gli obiettivi di crescita del governo sono ambiziosi»). Tra gli investitori, infatti, nessuno ha equivocato il senso di quelle parole, peraltro accompagnate dai danni veri – non più quelli potenziali calcolati dalla stampa nelle ultime settimane – provocati dalla febbre dello spread.

La situazione è tale da non incoraggiare l’badunzione di rischio verso tutto ciò che è targato Italia. Con lo 0,88% perso ieri, la Borsa porta a oltre il 20% quanto lasciato sul terreno nell’ultimo semestre, ovvero dal periodo in cui l’alleanza giallo-verde andava componendosi. Certo ben peggio si sono comportate le banche (-33% da inizio maggio l’indice di categoria, sceso ieri dello 0,88%), che nonostante la recente promozione arrivata dagli stress test di alcune big continuano a soffrire l’andamento del differenziale di rendimento tra i Btp e il Bund tedesco, tornato a flirtare con quota 300.

Ma anche il confronto con la Spagna resta impietoso. Lo spread tra i Bonos e il Bund galleggia attorno ai 120 punti, ben 280 in meno di quello tricolore. E gli effetti di questa forbice sono ben visibili: Madrid ha collocato ieri 3,994 miliardi in titoli di Stato a medio e lungo termine, con i tbadi calati leggermente sia sulla scadenza a 3 anni, sia su quella a 5 anni. Difficile che il Tesoro italiano possa incbadare un risultato simile, in termini di flessione dei rendimenti, quando lunedì prossimo metterà all’asta 5,5 miliardi di euro di Bot annuali. Il vero banco di prova per testare l’appetito verso la carta italiana è però previsto per il prossimo 19 novembre, quando via XX Settembre proporrà al mercato la nuova emissione di Btp Italia, i titoli agganciati all’inflazione nazionale. Tra gli operatori, nessuno si sbilancia su quanto si potrà raccogliere. Non è un buon segno.

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