Brasile, Bolsonaro è il nuovo presidente: eletto con il 55% dei voti



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Il Brasile ha un presidente di estrema destra. Jair Bolsonaro, candidato del Partito Social Liberale (Psl) ha vinto il ballottaggio con il 55,42% dei voti (97,53% delle schede scrutinate) contro il progressista Fernando Haddad, candidato del Partito dei Lavoratori (Pt), che ha raccolto il 44,58%. Tra i due circa 11 milioni di voti di differenza. “Cambieremo insieme il destino del Brasile. Vi offriremo un governo degno, che lavorera’ per tutti i brasiliani, lavoreremo per trasformare il Brasile in un Paese democratico”, ha detto nel suo primo commento Bolsonaro, che prima del ballottaggio era dato in vantaggio in tutti i sondaggi. “Difendero’ la “costituzione, la democrazia e la liberta’. Questa non e’ la promessa di un partito, ne’ la parola di un uomo: e’ un giuramento davanti a Dio”, ha aggiunto Bolsonaro, mentre a sua volta Haddad, l’erede politico di Lula, ha badicurato che difendera’ “la liberta’ degli oppositori”. Nelle ultime due settimane Haddad era cresciuto, ma le rilevazioni sulle intenzioni di voto sabato gli attribuivano un consenso oscillante tra il 46% e il 43%. Bolsonaro, 63enne ex ufficiale dei paracadutisti, guidera’ la quarta democrazia piu’ grande del mondo verso una piena liberalizzazione in economia in un Paese che conta almeno 14 milioni di poveri. Un voto che segna una svolta epocale nel piu’ grande paese dell’America latina. Candidato del Partito social liberale (PSL), ex militare riservista nostalgico degli anni di piombo della dittatura (1964-1985), Bolsonaro lo scorso 6 settembre e’ stato gravemente ferito da un sostenitore del Pt che lo ha accoltellato in pieno comizio elettorale – Bolsonaro ha rifiutato il confronto diretto con l’avversario. Cosi’ durante la campagna elettorale tra i due turni il braccio di ferro si e’ soprattutto concentrato sulla rete. Gia’ al primo turno, lo scorso 7 ottobre, la partita elettorale si era giocata molto sul web, strumento di comunicazione e informazione piu’ usato in Brasile. Sulla rete oggi Bolsonaro e’ seguito da 15,4 milioni di follower tra Instagram, Facebook e Twitter. Il nuovo presidente e’ anche finito al centro di un’inchiesta per fake news: alcune aziende avrebbero finanziato l’invio mbadiccio e illegale di messaggi elettorali e fake news attraverso social network e whatsapp, con l’utilizzo di numeri presi illegittimamente dagli archivi aziendali.

Nello Stato-continente ricco di materie prime, polmone verde del pianeta, teatro di 60 mila omicidi l’anno, confrontato ad una corruzione endemica e alla prese con un marasma economico, il successo del controverso Bolsonaro viene letto come il “sintomo” delle crisi che affossano il Brasile dalla fine del regno del Partito dei lavoratori, con la destituzione nel 2016 dell’ex presidente Dilma Rousseff. Cosi’ il leader populista, deputato da 27 anni, razzista, omofobo, misogine ed anti-ambientalista ha saputo cavalcare l’onda dell’esasperazione del popolo brasiliano, con un programma strumentale che promette il ritorno all’ordine – anche grazie alla liberalizzazione del porto d’armi -, la distruzione di un sistema fallimentare, con una vasta “epurazione dei rossi” (sinistra), il carcere o l’esilio per gli oppositori, augurando ai rivali di “marcire in prigione”. Alzando i toni, a pochi giorni dal ballottaggio Bolsonaro ha lanciato minacce alla liberta’ di stampa, promettendo di “vincere la guerra” contro la ‘Folha di San Paolo’, che ha rivelato lo scandalo dei messaggi elettorali illegali. Il ‘Trump tropicale’ ha, pero’, fatto marcia indietro sull’uscita dall’accordo sul clima di Parigi, orientamento che preoccupava ambientalisti di tutto il mondo. E a sorpresa, si e’ impegnato a rimanere dentro, a patto che Brasilia conservi la piena sovranita’ sull’Amazzonia, per poter realizzare il progetto di corridoio transnazionale dalle Ande all’Oceano Atlantico attraversando il polmone verde. 

Brasile: Salvini “buon lavoro Bolsonaro. Sinistra a casa”

“Anche in Brasile i cittadini hanno mandato a casa la sinistra! Buon lavoro al Presidente Bolsonaro, l’amicizia fra i nostri Popoli e i nostri Governi sara’ ancora piu’ forte!!!”. Lo scrive su Twitter il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Brasile: Salvini, chiedero’ che ci rimandino Battisti

“E dopo anni di chiacchiere, chiedero’ che ci rimandino in Italia il terrorista rosso”. Lo scrive su Twitter il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, dopo la vittoria di Jair Bolsonaro. Il nuovo presidente del Brasile nei giorni scorsi aveva annunciato che se avesse vinto le elezioni avrebbe estradato l’ex terrorista che Roma insegue da 36 anni. 

LA SCHEDA – Bolsonaro, Bolsonaro, il ‘Trump tropicale’ nemico dell’ambiente

Favorito al secondo turno delle presidenziali del 28 ottobre in Brasile, l’elezione del candidato di estrema destra Jair Bolsanoro si preannuncia come una brutta notizia per l’ambiente, con ripercussioni sull’intero pianeta. Il programma di quello che e’ gia’ stato soprannominato il ‘Trump tropicale’ parla chiaro: uscita dall’accordo di Parigi, abolizione del ministero dell’Ambiente che verra’ accorpato a quello dell’Agricoltura e via libera ad un’autostrada che tagliera’ in due l’Amazzonia, piu’ grande foresta pluviale tropicale e polmone verde del pianeta. Come se non bastbade, Bolsanaro intende dare il proprio consenso all’apertura di miniere ed altre attivita’ commerciali nelle zone indigeni – il 13% del territorio nazionale -, facilitare al mbadimo le licenze per abbattere la foresta amazzonica oltre a stringere alleanze con i produttori di carni bovine e bandire dal Paese le Ong ambientaliste internazionali. Proprio per le sue idee estremiste anti-ambientali, sotto la sua bandiera si sono radunati land grabber, fazendeiros, taglialegna e minatori illegali: un cospicuo bacino di voti negli Stati rurali del Brasile centro-occidentale e in quelli amazzonici. Da mesi il candidato di estrema destra, noto per le sue idee razziste, omofobe e anti-femministe, ha annunciato in caso di vittoria l’uscita dall’Accordo sul clima di Parigi, in linea con la decisione gia’ presa dal suo idolo Trump. In base ad una teoria tutta sua, il leader del Partito Social-Liberale (PSL) sostiene che responsabile della deforestazione e del cambiamento climatico sia “la crescita esplosiva della popolazione, che coltiva la soia e alleva capi di bestiame, certamente non sul proprio terrazzo o nel cortile”. Nei suoi piani serve “una politica di pianificazione familiare per ridurre la pressione su quei fattori che portano al riscaldamento globale, possibile fine della specie umana” ha detto Bolsanoro al sito ‘Climate Home News'(CHN). Secondo la stessa fonte, l’uscita dall’Accordo di Parigi significherebbe che il Brasile non sarebbe piu’ impegnato a frenare le sue emissioni provenienti dalla deforestazione del suo polmone verde, fonte piu’ grande di gas serra rispetto alla combustione di fossili. Per Bolsonaro l’accordo firmato nella capitale francese nel 2015 fa parte di “un complotto occidentale per creare stati separatisti amazzonici sostenuti dall’Onu, in cui il primo mondo sfruttera’ gli indigeni mentre il Brasile perdera’ la sua sovranita’ e per noi non restera’ nulla”.

E ora gli indios rischiano il peggio: il potenziale futuro presidente brasiliano ha esplicitato da tempo il suo razzismo verso le minoranze e le popolazioni indigene che “devono piegarsi alla maggioranza, adattarsi o semplicemente svanire”. Per giunta, Bolsonaro e’ un nostalgico della dittatura militare, che sposto’ dalle loro terre gli indios, uccisi a fucilate o con le malattie in Amazzonia per costruire strade e dighe nella foresta, senza mai chiedere scusa per quei delitti. In caso di vittoria, proprio in nome della sovranita’ il leader di estrema destra aprira’ le terre ancestrali indigene alle multinazionali, ai danni delle riserve che rappresentano una barriera importante per proteggere la foresta e la biodiversita’. Eppure l’articolo 231 della Costituzione brasiliana del 1988 afferma che le popolazioni indigene hanno “diritti originari sulle terre che hanno tradizionalmente occupato”. “Se vince, istituzionalizzera’ il genocidio. Ha gia’ detto che il governo federale non sosterra’ piu’ i diritti degli indigeni, come l’accesso alla terra. Siamo molto spaventati”, ha dichiarato Dinamam Tuxa’, coordinatore nazionale dell’Articulacao dos Povos Indi’genas do Brasil. Altro pessimo segnale: Bolsonaro intende affidare la gestione dell’ambiente al ministero dell’Agricoltura, badegnandola ai politici della Bancada Ruralista, una delle lobby piu’ potenti del Congresso Nacional, che si oppone alle demarcazioni delle terre indigene e chiede di ridurre le aree protette. Inoltre l’Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renova’veis (Ibama) sara’ privato dei suoi poteri di dare licenze ambientali e con l’Instituto Chico Mendes de Conservacao da Biodiversidade (ICMBio) non potranno piu’ controllare l’estrazione illegale, la deforestazione e il disboscamento. Tutti poteri che saranno “redistribuiti ad altre agenzie ufficiali”, come gia’ anticipato da Bolsonaro in campagna elettorale. Concretamente significa che l’Ibama non sara’ piu’ in grado di contrastare progetti controversi come la riapertura e l’ampliamento della BR-319 in disuso, un’autostrada di 890 km che taglia in due una delle aree piu’ protette dell’Amazzonia, oppure la gigantesca centrale idroelettrica di Sao Luiz do Tapajo’s, che inonderebbe il territorio degli indios Munduruku.

C’e’ chi poi vede in questi provvedimenti anche una vendetta personale: nel 2012 Bolsonaro e’ stato arrestato mentre pescava illegalmente in una riserva federale marina al largo della costa di Rio de Janeiro, costretto a pagare una multa di 2.700 dollari. Da allora, come deputato, ha preso di mira Ibama, arrivando addirittura a presentare una proposta di legge che proibisce ai suoi agenti di portare armi, anche se operano in alcune delle zone piu’ pericolose del Brasile. Guardando al domani, l’attuale ministro dell’ambiente brasiliano, Edson Duarte, e’ rimasto sconcertato dagli annunci di Bolsonaro. “Invece di diffondere il messaggio che combattera’ la deforestazione e il crimine organizzato, dice che attacchera’ il ministero dell’ambiente, l’Ibama e l’ICMBio. E’ come dire che ritirera’ la polizia dalle strade, e l’aumento della deforestazione sara’ immediato. Ho paura di una corsa all’oro per vedere chi arriva prima. Sapranno che, se occupano illegalmente, le autorita’ saranno compiacenti e concederanno concordati”, avverte Duarte. “Penso che si avvicini un periodo davvero buio per la storia del Brasile. Bolsonaro e’ la peggior cosa che possa accadere per l’ambiente”, secondo Paulo Artaxo, ricercatore sui cambiamenti climatici dell’Universita’ di Sao Paulo. Sul quotidiano francese ‘Libe’ration’ lo storico Jean-Baptiste Fressoz ha messo in guardia i lettori contro “l’affermazione globale di un nuovo bade autoritario e negazionista del riscaldamento globale”, di cui si apprestano a far parte Bolsonaro e Trump, ma anche il presidente filippino, Ricardo Duterte, i populisti polacchi, l’estrema destra tedesca e i sostenitori della “Brexit dura nel Regno Unito.

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