Carige, faro della procura di Genova: ipotesi abuso di mercato



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La Guardia di finanza di Genova, su mandato del procuratore aggiunto Francesco Pinto e del sostituto Marcello Maresca, ieri ha
acquisito i verbali e le registrazioni audio delle riunioni del consiglio di amministrazione di Banca Carige e delle bademblee dei soci, nonch le comunicazioni recapitate da Bce all’istituto di credito guidato da Paolo Fiorentino, a partire dal gennaio 2017 fino a oggi.

L’ultima lettera della Banca centrale europea risale a venerd scorso e contiene osservazioni critiche al piano di conservazione
di capitale di Carige (che viene bocciato) e alla governance della banca (vengono stigmatizzati i numerosi cambi alla guida
del board e all’interno del cda).

L’ipotesi di reato abuso di mercato
L’ipotesi di reato, al momento nei confronti di ignoti, abuso di mercato. L’attenzione dei magistrati, a quanto risulta, concentrata, tra l’altro, su quanto rimarcato dal socio di riferimento della
banca
, Malacalza Investimenti (col 20,6%), che ieri ha chiesto la convocazione dell’bademblea degli azionisti per revocare l’attuale cda. In precedenza,
Vittorio Malacalza aveva annunciato le dimissioni da consigliere e vicepresidente di Carige, spiegando di aver dato mandato a un penalista,
l’avvocato Alessandro Vaccaro, per valutare eventuali profili di rilevanza penale nell’operato delle posizioni apicali della
banca.


Il filone romano e Parnasi
Le dimissioni del vicepresidente, peraltro, hanno fatto seguito a quelle, rbadegnate nei giorni precedenti, del presidente,
Giuseppe Tesauro, e dei consiglieri di amministrazione Stefano Lunardi e Francesca Balzani, tutti in polemica con l’ad. Proprio in base a quanto dichiarato da Tesauro in occasione delle suo addio alla banca, i magistrati
genovesi avrebbero chiesto ai pm di Roma la trasmissione dello stralcio della maxi inchiesta romana in cui, in un’intercettazione,
il costruttore Luca Parnasi chiede a Fiorentino di affidare una consulenza all’avvocato Luca Lanzalone. Una richiesta che, ha pi volte sottolineato Fiorentino, non mai stata accolta.

Il periodo nero di Carige lungo sei anni
L’inchiesta aperta dalla procura di Genova solo l’ultimo degli episodi che hanno visto l’istituto genovese protagonista
(in negativo) negli ultimi sei anni. Il periodo nero di Carige, che una delle pi antiche banche italiane, visto che trae origine del Monte di piet di Genova, fondato nel 1483, si aperto nell’estate del 2013, quando otto membri, su 15, del cda di Carige hanno dato le dimissioni, segnando cos la
loro frattura con la gestione di Giovanni Berneschi, presidente operativo (Carige in quegli anni non aveva un ad), e aprendo la strada a un cambiamento epocale nella governance
dell’istituto genovese.


L’ispezione della Banca d’Italia
Le dimissioni dei consiglieri sono, peraltro, l’epilogo di un’ispezione di Bankitalia su Carige, apertasi nel marzo 2013 sui crediti deteriorati e trasformatasi in un’ispezione generale. La successiva bademblea
degli azionisti metter fuori dal board Berneschi che, nel meggio 2014, sar arrestato, insieme ad altri, per truffa ai danni
di Carige, in particolare del comparto badicurativo.

Il tentativo di rilancio e l’ingresso di Malacalza
Il 30 settembre del 2013, Cesare Castelbarco, gi membro del cda di Carige (uno degli otto dimissionari) viene designato dall’bademblea presidente della banca. Tra i
suoi compiti pi urgenti quello di trovare, per l’istituto, un ad in grado di portare la banca fuori dalle secche in cui
era entrata nell’ultimo periodo della gestione Berneschi.

Nel novembre 2013 Piero Montani, proveniente dalla Popolare di Milano, sale al vertice di Carige. E il team Castelbarco-Montani costruisce un piano industriale
che porta a un primo aumento di capitale da 800 milioni per la banca, conclusosi nel luglio 2014. Ma il rafforzamento si rivela
insufficiente. Nel 2016 arriva in soccorso della banca la Malacalza Investimentiche rileva il pacchetto azionario della Fondazione Carige e diventa l’azionista di riferimento dell’istituto.

Il secondo aumento di capitale e la fine dell’era Montani-Castelbarco
Si rende necessario intanto una nuova ricapitalizzazione e, nell’aprile 2015, l’bademblea degli azionisti delibera un’altra
operazione di aumento, questa volta di 850 milioni, che si conclude positivamente nel luglio del 2015. A questo punto il
fondo Apollo si offre di rilevare i crediti in sofferenza di Carige con 695 milioni e diventare socio di maggioranza dell’istituto,
con un aumento di capitale riservato da 500 milioni. Montani sembra valutare positivamente l’offerta.


Ma Malacalza, che in quel momento controlla il 17,58% della banca, non ci sta. E con una lettera, del gennaio 2016, agli azionisti,
annuncia che, nella prossima bademblea ordinaria dei soci, chieder discontinuit sulla governance della banca. la fine
del progetto di Montani e Castelbarco, nei confronti dei quali la banca, su indicazione dell’azionista, vota anche un’azione
di responsabilit.

Il terzo aumento di capitale
Con l’bademblea si rinnova il cda; Giuseppe Tesauro diventa presidente di Carige e in aprile si insedia il nuovo ad: Guido Bastianini. L’armonia fra quest’ultimo e i Malacalza, per, dura poco. Nel giugno 2017, infatti, Bastianini viene sfiduciato dal cda,
dietro richiesta dell’azionista , mentre per la banca si profila la necessit un terzo aumento di capitale.

Il 21 dello stesso mese arriva al vertice di Carige, voluto da Malacalza, Paolo Fiorentino. Il banchiere si mette subito al lavoro per il rafforzamento patrimoniale dell’istituto e arriver a varare, nel dicembre
2017, un aumento di capitale da 544 milioni e a riportare la banca in utile, dopo 5 anni, nel primo trimestre 2018.

Ma nel corso dell’aumento i rapporti tra Fiorentino e l’azionista si rafrreddano perch il secondo, che ha impegnato 400 milioni
nell’operazione, non condivide le modalit d’azione del manager. Fino ad arrivare alla lettera di ieri, con cui Malacalza
Investimenti, sulla scorta delle critiche mosse dalla Bce a Carige, chiede che il cda guidato da Fiorentino sia azzerato.

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