Carige non apre. Equita: 400 mln potrebbero non bastare



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Innocenzi

Questa mattina il titolo Carige  non apre e cede in asta di volatilità in linea teorica il 48,65%. La banca ha chiuso con un rosso di 188,9 milioni di euro nei nove mesi, a causa di svalutazioni per 219,2 milioni. E ora si appresta alla doppia operazione: salvataggio dell’operatività a breve attraverso l’emissione di un bond Tier2 da 320+80 milioni di euro e, ad aprile, aumento di capitale per pari importo.

In base a quanto stabilito ieri sera dal cda, l’obbligazione subordinata dovrebbe essere sottoscritta per 320 milioni di euro dal Fidt, il Fondo interbancario di tutela dei depositi, che si riunirà il 30 novembre per deliberare. Servirà il via libera di almeno il 50% dei soci che però abbiano in mano non meno del 90% dei depositi protetti per agire su Carige . Del resto, 320 milioni sono una cifra più contenuta rispetto ai 9,4 miliardi di depositi sotto i 100mila euro che ha la banca ligure e che per legge vanno tutelati. Ieri il ceo di Intesa Sanpaolo , Carlo Messina, si è detto favorevole a questa operazione.

Altri 80 milioni di bond subordinato saranno collocati fra gli investitori privati, compresi gli attuali aziosti. In tal senso ieri sera Pop Sarl, la società che fa capo al finanziere Raffaele Mincione, si è detta disponibile a versare 20 milioni nel subordinato, a patto che venga definita “un’adeguata remunerazione da concordarsi fra le parti in buona fede”. Oggi, però, MF-Milano Finanza pone un dubbio sull’adesione della famiglia Malacalza al bond (pareva ieri che l’imprenditore Vittorio Malacalza fosse propopenso a versare 50 milioni).

La sttoscrizione integrale del bond per 400 milioni avverrà nei prossimi giorni ed entro, comunque, il 1 dicembre prossimo, scrive la banca. I privati poranno sottoscrivere fino a 200 milioni di euro dell’intero importo, facendo così scendere la percentuale di intervento del Fondo interbancario.

Il 21 dicembre seguirà l’bademblea straordinaria degli azionisti della banca per approvare la delega sull’aumento di capitale per 400 milioni di euro. Le oblbigazioni, oltre a prevedere il rimborso del capitale a scadenza, avranno la possibilità di essere convertite in aumento e quindi in nuove azioni. Se l’bademblea non dà il via libera all’aumento, in ogni caso la banca sarà in regola con i requisiti della Bce fino a fine dicembre.

La sottoscrizione del bond da 320 milioni da parte del Fondo permetterà di raggiungere il 13,1% di Overall Capital Requirement. Ad aumento di capitale avvenuto, il Total Capital Ratio pro-formasarà del 13,6%, il Cet 1 Ratio al 13,5%. Il rafforzamento, scrive la banca, “se incluso nell’esercizio di stress test condotto con la Bce (pari al 4,3% phased-in nello scenario avverso al 2020), ne avrebbe sensibilmente migliorato l’esito”. Il Cet1 Fully Phased pbaderà all’11,6% dall’8,9% di fine settembre.

“Sull’eventuale inoptato dell’aumento di capitale” ci sarà la conversione delle obbligazioni sottoscritte dallo schema volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi “in azioni”, ha detto ieri sera, dopo i conti, l’amministratore delegato di Carige , Fabio Innocenzi, parlando in conferenza stampa a Genova. Il manager ha poi aggiunto che il Fondo non potrà diventare, per legge, azionista di maggioranza della banca. Questo è un punto particolarmente delicato che le banche italiane, racchiuse nel Fidt, il fondo di salvataggio dei depositi, dovranno chiarire con Francoforte. In ogni caso, ha aggiunto Innocenzi, “abbiamo la speranza che i tre maggiori azionisti e anche altri sottoscrivano l’aumento già da oggi”.

Oggi Equita Sim scrive che, “nonostante l’iniezione di capitale, è difficile pensare la banca possa essere un target di M&A con un Npe Ratio oltre il 25% (21,6% con le cessioni già programmate). Ipotizzando un target di Npe Ratio al 15%, il Cet1 scenderebbe al 10,4%”, sotto il requisito Srep richiesto dalla Banca centrale europea. E quindi 400 milioni di aumento potrebbero esseri non sufficienti.

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