Costo carburanti in aumento in Italia, e intanto il diesel perde terreno in Europa



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E’ davvero consistente il rincaro sui carburanti registrato nell’ultimo anno: nei primi nove mesi del 2018 la spesa degli italiani per l’acquisto di benzina e gasolio è stata di ben 43,7 miliardi, con un incremento sullo stesso periodo del 2017 di 3,5 miliardi (+8,7%). Un aumento solo parzialmente dovuto alla crescita dei consumi registrata nel medesimo periodo e pari a un +2,1%.

Secondo le elaborazioni del Centro Studi Promotor, il prezzo medio ponderato della benzina nei primi nove mesi dell’anno è stato di 1,6 euro, in salita del 4,92%. Ancor più oneroso il rialzo gasolio: il prezzo medio è pbadato da 1,377 a 1,477 euro (+7,26%). Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, “la dinamica in atto nei prezzi dei carburanti auto potrebbe portare la spesa per benzina e gasolio nell’intero 2018 a quota 58 miliardi”. Un livello decisamente elevato, ma ancora lontano dal picco di 67,4 miliardi toccato nel 2012.

Come spiegano al Centro Studi Promotor, “la bolletta petrolifera nel 2018 incide comunque in maniera significativa sui costi di esercizio dei veicoli ed anche e soprattutto sulla crescita del PIL che, come risulta dai dati diffusi dall’Istat, nel terzo trimestre 2018 si è arrestata. Tra l’altro la crescita dei prezzi dei carburanti va soltanto in parte a beneficio del Fisco, mentre decisamente più consistente è la quota che va alla produzione e alla distribuzione di carburanti”. Non a caso, nei primi nove mesi del 2018 l’incremento di 3,501 miliardi di spesa è andato per 2,514 miliardi alla componente industriale, mentre all’Erario sono andati 987 milioni.

Nel frattempo continuano a diminuire le vendite di vetture diesel e si stima che, entro il 2030, le vetture a gasolio rappresenteranno una nicchia di mercato, riservata solo a chi fa molta strada e ai grandi veicoli premium. Tra il 2015 e il 2017 la quota di mercato del diesel in Europa è scesa dal 52% al 45%. Mentre, nonostante l’attuale gap infrastrutturale (solo 424 mila punti di ricarica nel Vecchio Continente), le immatricolazioni di elettriche e ibride plug-in raggiungeranno quota 20% entro il 2025. Attualmente a beneficiare di questa flessione delle auto a gasolio sono stati i modelli a benzina (+7 punti percentuali di quota) e, seppure in valori badoluti ancora non rilevanti, le auto elettrificate (+105% rispetto al 2017).

Per AlixPartners, società di consulenza aziendale, il calo delle vendite di modelli diesel (e il crescente consenso per le sport utility), rende difficilmente conseguibile l’obiettivo di limitare le emissioni di CO2 a 95 gr/km entro il 2021: “Per raggiungere l’ambizioso obiettivo fissato per i prossimi 3 anni, i veicoli Ue dovrebbero registrare ogni anno una contrazione del 4,6% di queste emissioni”. Per questo, in attesa che l’elettromobilità diventi una realtà più concreta, l’alimentazione a gas costituisce una soluzione economica e già disponibile per la riduzione delle emissioni di CO2. “L’Italia, pur in ritardo sull’elettrificazione, è leader nelle infrastrutture e nella tecnologia del gas”, sottolinea la società di consulenza.

“La transizione verso l’elettrificazione è ormai una tappa obbligatoria, dati gli obiettivi a lungo termine per la riduzione di CO2”, spiega in una nota ufficiale Giacomo Mori, managing director di AlixPartners: “La velocità del pbadaggio deve, però, essere gestita con attenzione dalle istituzioni centrali della UE, per garantire il graduale adeguamento di capacità produttiva e di competenze della filiera automotive alle nuove tecnologie dell’elettrico”.

“Non bisogna neanche sottovalutare i problemi in termini di costo che possono rallentare il processo di elettrificazione del settore, come quelli legati alla disponibilità delle materie prime per le batterie o la carenza di infrastrutture per la ricarica” conclude Dario Duse, managing director di AlixPartners.

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