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E’ morto Carlo Benetton, fondatore con i fratelli del colosso dell’abbigliamento
Gilberto è sempre stato il più schivo e il più riservato della famiglia veneta. Pochissimi amici, ma tante buone conoscenze nel mondo della finanza che ha sempre frequentato suo malgrado. Un uomo parco, quasi timido, generoso e forte di carattere. Mentre i suoi fratelli giravano il mondo e facevano famiglie allargate, lui era rimasto sobrio anche in quello, lascia due figlie (Sabrina e Barbara) e la moglie Lalla, che è stata la compagna di una vita. Chi lo conosceva, lo descrive come una persona semplice, che nonostante tutto, viveva al di sotto dei suoi mezzi e che ha sempre messo la famiglia al primo posto. Non parlava le lingue ma se la cavava comunque con un sorriso e con un grande senso pratico: quando nel 2011 ha ricevuto la legione d’onore dal presidente Nicolas Sarkozy – si dice – fosse molte emozionato.
Gilberto Benetton, la vita per immagini
In Autogrill, di cui è sempre stato presidente e che è stata la prima delle partecipate della holding della famiglia veneta a diventare più grande all’estero che in Italia, impose che almeno un consiglio di amministrazione all’anno della società venisse fatto all’estero in una delle tante sedi dove operava il gruppo della ristorazione.
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Gli amici raccontano che si divideva tra Roma e Milano per gli affari di Edizione insieme al fidato e stimatissimo Gianni Mion. Ma anche con Mion, nonostante trent’anni e più di lavoro gomito a gomito, si davano del lei e il manager lo chiamava “Sior Gilberto”. Eppure quello con Mion era stato quasi un matrimonio e con l’uscita dello storico ad di Edizione, Gilberto aveva reclutato personalmente i nuovi manager, ritagliandosi un ruolo più defilato di vice presidente prendendo consapevolezza che anche per lui era finita un’era. “Non siamo mai stati bravi a tenere i rapporti con Roma – diceva Gilberto ai suoi fidati collaboratori – del resto siamo veneti”. E con l’orgoglio e la riservatezza dell’imprenditore veneto, Gilberto ha sempre frequentato poco i salotti romani ma non solo quelli. Si dice che avesse una grande ammirazione per Marco Tronchetti Provera, con cui ha diviso la disavventura in Telecom dall’inizio alla fine, ma anche quella in Pirelli e in Mediobanca.
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