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Roma, 27 ottobre 2018 – Si infuoca la protesta contro il completamento del gasdotto Tap annunciato ieri da Conte. Le tensioni sono anche all’interno del Movimento 5 Stelle. I senatori Ciampolillo, De Bonis e Cunial attaccano il presidente del Consiglio sulle presunte penali annunciate dallo stesso premier nel caso in cui si bloccbade il gasdotto: “Anche Conte sbaglia – dicono i parlamentari -. Non ci possono essere penali, semplicemente perché non esiste alcun contratto tra Stato e Tap. Non ci possono nemmeno essere costi a carico dello Stato, semplicemente perché, non essendovi ad oggi il rispetto delle prescrizioni da parte di Tap, non vi può essere responsabilità dello Stato. Continuiamo ad avere fiducia nella magistratura”.
“LEZZI, DOCUMENTI O DIMISSIONI” – Le parole del premier, che ieri hanno dato il via libera ai lavori, hanno ovviamente scatenato forti polemiche anche tra gli attivisti. “In questi mesi si è ciarlato di costi e benefici, di fantomatiche penali ma nessuno ha tirato fuori i documenti. A questo punto, chiediamo alla ministra Barbara Lezzi, visto che ha detto di poterlo fare, di portarci le documentazioni che attestano queste penali – gli host government agreement – che dovrebbero essere pubblici ma che non lo sono neppure con il suo governo”, ha chiesto a gran voce Gianluca Maggiore, portavoce del Movimento No Tap in un videomessaggio indirizzato a tutti coloro che osteggiano la realizzazione del gasdotto che approderà proprio in Puglia. “Noi ci attendiamo che ci sia uno scatto di orgoglio dei rappresentanti più alti del Movimento 5 stelle che sono al governo, per l’appunto la ministro Lezzi. Altrimenti dignitose dimissioni“, conclude il Portavoce degli attivisti.
LA REPLICA DI DI MAIO – Ecco allora che arriva la replica di Di Maio, che parla di 20 miliardi di sanzioni nel caso in cui l’opera venisse bloccata. “Da ministro dello Sviluppo economico ho studiato le carte del Tap per tre mesi. E sono voluto andare allo Sviluppo economico anche per questo – dice il ministro -. Vi posso badicurare che non è semplice dovere dire che ci sono delle penali per quasi venti miliardi di euro. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente”. “Le carte del Tap – continua -, un ministro le legge solo quando diventa ministro. E soprattutto a noi del Movimento 5 stelle non hanno mai fatto leggere alcunché. E soprattutto quando c’erano quelli che sono andati a braccetto con le peggiori lobby di questo Paese, l’unica cosa che ci dicevano che eravamo nemici del progresso. Non ci hanno mai detto che c’erano penali da pagare. Quindi non è che è più conveniente farlo, è che non ci sono alternative”.
MA CALENDA NEGA – Ma l’ex ministro del Mise Calenda lo smentisce. “Di Maio si sta comportando da imbroglione, come su Ilva. Non esiste una penale perché non c’è un contratto (fra lo Stato e l’azienda Tap, ndr) ma, in caso, una eventuale richiesta di risarcimento danni” da parte dell’impresa “visto che sono stati fatti investimenti a fronte di un’autorizzazione legale”. E aggiunge: “Di Maio sta facendo una sceneggiata e sta prendendo in giro gli elettori ai quali ha detto una cosa che non poteva mantenere.
E SALVINI: AVANTI – Tira dritto Salvini, che afferma: “Se l’energia costa meno per famiglie e imprese è solo una buona notizia. Quindi quello che serve a fare pagare meno gli italiani va avanti”.
CAMPAGNA SOCIAL – Intanto il Movimento No Tap, che si oppone alla realizzazione dell’infrastruttura a San Foca di Melendugno, ha avviato sui social una campagna volta a far dimettere tutti gli esponenti del M5S eletti in Salento grazie ai voti del movimento. I volti dei destinatari della campagna, tra cui figura anche il premier Conte, vengono raffigurati al centro di due loghi, il primo recante la scritta “No Tap, né qui né altrove”, il secondo “Sì Tap, sia qui che altrove”. Gli attivisti accusano di tradimenti gli eletti grillini che, affermano, dopo aver fatto della battaglia contro il gasdotto il tema “madre” delle rispettive campagne elettorali, ora hanno cambiato idea.
SCHEDE ELETTORALI STRAPPATE – Alcuni attivisti hanno postato su Facebook video in cui strappano le schede elettorali. In uno si vede una donna che in silenzio riduce in pezzi la propria scheda elettorale. L’unico rumore che si può ascoltare è creato dal vento che soffia sulla marina di San Foca, in Salento, la stessa su cui approderà il gasdotto. È una delle manifestazioni di protesta di chi si oppone al gasdotto che porterà il gas dall’Azerbaigian all’Europa. Strappare la scheda elettorale non solo è un modo per urlare – seppur senza voce – il no all’opera ma anche una maniera per ribadire la delusione che, specie in chi vive a Melendugno, prova nei riguardi del governo e soprattutto dei cinque stelle.
“Ora ci si aspetta che tutti i parlamentari dei 5 Stelle, soprattutto quelli che hanno presentato esposti alla magistratura e che hanno rastrellato voti in nome della causa No Tap, alla prima occasione utile, presentino una mozione di sfiducia, aprendo di fatto una sacrosanta crisi di governo”, mettono nero su bianco gli attivisti e aggiungono: “Se ciò non avvenisse significherebbe che l’establishment che ha voluto l’opera tira ancora le fila di questo Paese, che l’attuale Governo è una prosecuzione di quelli che lo hanno preceduto e che basta proferire una menzogna per negare la realtà e sospendere lo Stato di diritto”.
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