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Spariti, scomparsi. E in tempi che i naturalisti non avrebbero mai immaginato. In neanche 50 anni, l’uomo ha fatto sparire due terzi dei vertebrati sulla terra, il 60%: pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. A provocare questa ecatombe è stata soprattutto la riduzione dell’habitat, per lo sfruttamento agricolo e l’urbanizzazione. Poi il cambiamento climatico, l’inquinamento, le specie invasive.
A raccontarci il disastro della biodiversità mondiale è il WWF, con il suo rapporto annuale «Pianeta vivente», giunto alla ventesima edizione. Una ricerca condotta da una cinquantina di esperti internazionali e dalla Zoological Society of London. Nel 2014, si legge nel rapporto, il numero complessivo di esemplari di oltre 4.000 specie censite era del 60% inferiore al numero del 1970. La colpa di questa riduzione è tutta dell’uomo: la fauna secondo la ricerca si riduce per sovrasfruttamento e modifiche degli ambienti naturali, cambiamento climatico, inquinamento, specie invasive, dighe e miniere. Il 75% delle estinzioni di piante e animali vertebrati dal 1500 ad oggi è stata causata dal sovrasfruttamento e dall’agricoltura.
Negli ultimi 50 anni l’impronta ecologica umana, cioè la misura del consumo delle risorse naturali, è cresciuta del 190%. Oggi meno del 25% della superficie terrestre è ancora in condizioni naturali. Nel 2050, se non si inverte la tendenza, la percentuale si abbbaderà al 10%. Secondo il rapporto, il degrado dei suoli mina il benessere di circa 3,2 miliardi di persone nel mondo. In 50 anni il 20% della superficie delle foreste dell’Amazzonia è scomparsa, mentre gli ambienti marini del mondo hanno perso quasi la metà dei coralli negli ultimi 30 anni. Nell’era moderna, le zone umide hanno perso l’87% della loro estensione.
Un’badisi in 46 paesi in area tropicale e subtropicale ha dimostrato che l’agricoltura commerciale su larga scala e l’agricoltura di sussistenza sono state responsabili rispettivamente di circa il 40% e il 33% della deforestazione tra il 2000 e il 2010. Il 27% è stata causata dalla crescita delle città, delle infrastrutture e dalle attività minerarie. Il documento del WWF chiede un accordo globale (Global Deal) per la natura, per invertire il trend della riduzione della fauna selvatica. «È fondamentale un accordo globale, ambizioso ed efficace per la natura e la biodiversità – commenta la presidente italiana del WWF, Donatella Bianchi -, come è avvenuto per il cambiamento climatico in occasione della Conferenza di Parigi nel 2015».
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