[ad_1]
Una ragazza di dicibadette anni porta in tribunale un uomo, con l’accusa di averla violentata. La trama esposta al giudice quella tipica: l’incontro, il corteggiamento, la reciproca simpatia che l’uomo interpreta come segnale di via libera. Ma appena lei si tira indietro, le carezze di lui diventano catene che la inchiodano a un destino indesiderato. Il processo sembra avviarsi a un esito prevedibile, quando il legale dell’uomo conquista la scena. Dite che le prove hanno escluso che lei fosse disposta ad andare a letto con l’imputato? Guardate qui. E getta sul banco della giuria un tanga. Lo indossava la ragazza. C’ un pizzo sul davanti. Siamo alle solite: ogni maschio un irrefrenabile toro da monta, e chi gli si avvicina con un drappo rosso, ancorch nascosto sotto i vestiti, sa a quale rischio va incontro. Anzi, lo desidera.
successo a Cork, in Irlanda, e l’imputato stato badolto. Si attendono le motivazioni, ma anche ammettendo che l’esibizione non abbia influenzato il verdetto, viene da chiedersi qualcosa. Non tanto come sia possibile che nel 2018 l’avvocato della difesa usi ancora un tanga come prova a discarico nei processi per stupro. Ma che quell’avvocato si chiami Elizabeth O’Connell. Una donna, santi numi. Una donna. La conferma che per cambiare il mondo non basta sostituire gli uomini nei mestieri pi influenti, se poi non si cambia anche il modello di riferimento per cui conta solo vincere, non importa a che prezzo, e chi lo paga.
16 novembre 2018 (modifica il 16 novembre 2018 | 07:10)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
[ad_2]
Source link