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Il premier Conte è in volo da Roma insieme con il viceministro Emanuela Del Re e dovrebbe arrivare al vertice nel primo pomeriggio; Moavero ha deciso di volare a Bruxelles nel giorno in cui iniziava il summit siciliano.
Sull’isola sono già arrivate invece le prime delegazioni libiche e il capo del governo di accordo nazionale riconosciuto dall’Onu, Fayez al Serraj.
Tra i libici serpeggia un certo malumore per l’badenza di alti esponenti del governo italiano: “E’ possibile che qui a Palermo non ci siano ancora esponenti del governo italiano che ci ha invitato? Tutti i leader libici sono arrivati nel pomeriggio di domenica, ma non è stato possibile avere discussioni preparatorie neppure con un sottosegretario”.
A Palermo per ora ci sono un direttore generale della Farnesina e alcuni diplomatici. La cerimonia ufficiale di inaugurazione del vertice si terrà alle 19, ma sono già iniziati i bilaterali e gli incontri preparatori.
Sulle presenza di Haftar c’è ancora totale incertezza. Sabato alcuni media vicini al generale avevano parlato addirittura di una visita a Bengasi del presidente del Consiglio, Conte, per persuaderlo a partecipare all’incontro.
In verità una missione c’è stata, ma non di Conte. E’ stata gestita dalla Farnesina che ha inviato in Libia il direttore degli Affari politici, l’ambasciatore Sebastiano Cardi, affiancato da alcuni funzionari dei servizi di sicurezza.
Vedremo nelle prossime ore quale sarà il risultato di questo lavoro; un’ipotesi è che Haftar possa arrivare a Palermo, ma non partecipare al vertice ufficiale. Si fermerebbe a Mondello per prendere parte a una mini-sessione separata con alcuni dirigenti europei e africani.
Un “vertice parallelo” per evitare che il generale debba sedere allo stesso tavolo con alcuni capi libici che non vuole incontrare, innanzitutto il presidente del Consiglio di Stato, il Fratello musulmano Khaled al Mishri.
Questa mattina il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi non è a Palermo e non sta quindi negoziando con gli ospiti libici che sono già arrivati in Sicilia. Anche il premier Conte arriverà nel pomeriggio per salutare ufficialmente i leader stranieri che però – a parte Haftar – sono già arrivati in Sicilia da domenica.
Libia, incertezza su Palermo: “Haftar non vuole partecipare”
di VINCENZO NIGRO
Alla conferenza il presidente del Consiglio aveva fatto sapere di avere invitato Donald Trump e Vladimir Putin, e la data del 12 novembre era stata scelta anche perché proprio ieri i due leader badieme a molti altri erano stati a Parigi per il centenario della fine della Prima guerra mondiale.
Putin e Trump non ci saranno, e Conte paga quindi lo scotto della sua mancanza di cautela diplomatica. Ma il successo o meno del summit a questo punto sarà dettato da altri parametri.
Quello della presenza di Haftar diventerà il segnale più importante della possibilità o meno di far procedere i leader libici su un percorso di normalizzazione politica che è quello disegnato dall’inviato delle Nazioni Unite Ghbadan Salamè.
Ma poi ci sarà la capacità dell’Italia di mantenere iniziativa politica di fronte a uno scontro che in campo libico minaccia di diventare quello più serio: la possibile crescita del ruolo dei Fratelli musulmani a Tripoli, una tendenza che vedrà schierati in maniera decisamente ostile non solo Haftar ma soprattutto i suoi principali alleati arabi, Egitto, Emirati e Arabia Saudita.
Il presidente egiziano Al Sisi ha confermato che parteciperà al vertice, mentre gli Emirati dovrebbero inviare il ministro degli Esteri. La Russia ha già schierato in Sicilia il vice-ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, rappresentante di Putin in Medio Oriente.
A Palermo ci saranno anche il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk e l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Federica Mogherini: in tutto 38 delegazioni.
Tra i primi arrivati nella città siciliana, in molti hanno notato che nel logo scelto dalla presidenza del consiglio per la Conferenza c’è la bandiera italiana ma non quella della Libia.
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