Lo spezzatino di Fiat Chrysler rischia di essere indigesto per l’Italia



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Difficile prevedere se la vendita di Magneti Marelli a Calsonic Kansei, gruppo giapponese controllato dal fondo americano
Kkr, sia il primo atto dello smembramento e vendita del gruppo FCA o se servir da strumento per il rafforzamento del suo
piano industriale 2018-2022 grazie a nuove risorse. Se a prevalere fosse il primo scenario, la cessione di Magneti Marelli
rappresenterebbe il primo pbado della vendita attraverso il cosiddetto “spezzatino”. Quest’ultimo risponderebbe alla logica
secondo la quale la vendita dei singoli brand, o aggregazioni di essi, e dei settori della componentistica produrrebbe per
l’azionista FCA un valore complessivamente superiore alla vendita in blocco. Sebbene non ci siano dichiarazioni dell’azionista
di maggioranza in tal senso, proveremo a ragionare sulle conseguenza di questa ipotesi.

Partiamo dai brand dell’auto. Nell’attuale scenario industriale, margini e profitti dipendono dalla capacit dei produttori
di organizzare lo sviluppo prodotto e la produzione sulla base di “piattaforme”: Jeep Renegade e Fiat 500X, ad esempio, condividono
circa il 70% dei componenti, sono state progettate dallo stesso team di ingegneri a Torino e sono prodotte nello stabilimento
di Melfi. Azzerate queste sinergie industriali, il valore dei singoli brand di difficile stima e la loro vendita separata
tutt’altro che semplice: a differenza di Jeep, molti dei brand FCA sono deboli sui mercati e risulterebbero poco appetibili.


Veniamo alla vendita dei settori della componentistica. Nel 2017, Magneti Marelli risultato il 30 componentista al mondo
e il 13 in Europa per fatturato, leader in molti settori ad alto potenziale di crescita. Dalla fine degli anni Ottanta, molte
delle competenze Fiat sono state spostate in Magneti Marelli, anche attraverso scambi di personale qualificato. Discorso badogo
vale per gli altri componentisti nell’orbita FCA, Comau (robotica e automazione industriale), da sempre eccellenza nel mondo
della robotica e dell’automazione e Teksid nel settore siderurgico. Nell’ipotesi spezzatino, l’uscita dall’orbita FCA di Magneti
Marelli rischia di privare FCA di competenze importanti: se dovesse tramontare l’ipotesi di una partnership con un grande
produttore – Ford, GM o Hyundai – che coinvolga tutti i brandFCA, i “pezzi” europei di FCA risulterebbero meno appetibili
per un acquirente che attraverso FCA volesse realizzare un upgrading tecnologico, ovvero accedere al know-how che FCA deteneva
attraverso Magneti Marelli.

Le rbadicurazioni offerte da FCA sull’operativit di Magneti Marelli e sul mantenimento dei livelli occupazionali in Italia,
non toccano alcune questioni chiave. Le risorse provenienti dalla vendita di Magneti Marelli potrebbero costituire uno strumento
per il rilancio industriale di FCA che, per troppo tempo focalizzata sulla riduzione del debito, ha investito meno dei suoi
competitor in nuovi prodotti e tecnologie. Questa situazione ha generato una crisi nelle vendite dei brand colpiti dai tagli
e il rischio concreto che la situazione si ribalti sulle scelte di localizzazione produttiva in Italia. La domanda, quindi,
: i 6.2 Miliardi di Euro frutto della vendita della maggiore (e per certi versi unica) multinazionale della componentistica
italiana, saranno re-investiti per sviluppare nuovi modelli e tecnologie? In che misura questi investimenti rafforzeranno
la posizione di FCA in Italia?


L’unica certezza con cui gli stakeholderitaliani di FCA stanno facendo i conti da ieri , quindi, l’invitabile spostamento
del centro direzionale di Magneti Marelli fuori dall’Italia. Molti badisti, attori della filiera e anche le componenti sindacali
consideravano Magneti Marelli come il possibile catalizzatore dello sviluppo di nuovi investimenti dell’intera filiera italiana
dell’auto verso le tecnologiche dell’elettrificazione dei propulsori e della guida autonoma. Non escluso che Magneti Marelli
conservi questo ruolo anche nell’orbita di Calsonic Kansei. Tuttavia, affinch l’operazione porti dei benefici reali per la
filiera italiana indispensabile che FCA inizi a sviluppare e produrre le auto e le tecnologie del futuro anche in Italia,
contribuendo a rendere la sede italiana di Magneti Marelli centrale nell’universo Calsonic Kansei-Magneti Marelli. Su questo
punto, purtroppo, esistono tre ordini di motivi che portano a temere che siamo al primo atto dello “spezzatino” e che questo
possa risultare davvero indigesto per l’Italia: (1) la storia recente di FCA, che ha spostato fuori dall’Italia il suo baricentro,
(2) il rischio concreto che FCA non utilizzi i capitali frutto della vendita di Magneti Marelli per realizzare investimenti
nel nostro paese e (3) il silenzio su questa vicenda, cos delicata, delle istituzioni italiane. I margini per agire esistono
ma pi pbada il tempo pi questi si restringono.

L’autore Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese e Direttore Scientifico del Center for Automotive and
Mobility Innovation, Dipartimento di Management, Universit Ca’ Foscari Venezia

© Riproduzione riservata

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