Lo spread ai massimi da cinque anni, chiude a 326. Milano perde l’1,9% – Repubblica.it



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MILANO – Lo spread tra Btp e Bund tedeschi sfonda i 320 punti base sulla piattaforma Bloomberg e si attesta a 326 punti, top dalla primavera del 2013, per un rendimento del decennale italiano al 3,68%. In ampliamento anche il differenziale sui due anni, che è un termometro dell’incertezza tra gli investitori a breve termine, con un valore di oltre 210 punti base, una ventina in più dei livelli della vigilia.

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, incontra il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici e difende la manovra dalle dure critiche che incbada pure da Assolombarda. Intanto però dalla Commissione è arrivata la lettera che critica duramente il progetto di Bilancio inviato il 15 ottobre in extremis a Bruxelles, della quale si è vociferato per tutta la giornata con riflessi negativi sui mercati. Le premesse della risposta italiana sono quelle scandite dal vicepremier Matteo Salvini (“tiriamo dritto”) e dal premier Giuseppe Conte (“non c’è margine per cambiare”). Ma a questo punto, se non verranno apportate modifiche, entro fine mese dovrebbe scattare la bocciatura ufficiale, con la Commissione impossibilitata ad accettare quell’extra-deficit nonostante i toni resteranno concilianti. Juncker è stato chiaro: “Basta flessibilità all’Italia”. Aperto anche il cantiere sul decreto fiscale, dopo il pasticcio sul condono e la denuncia di Di Maio di manipolazioni del testo: lo scontro nel governo non aiuta a riportare la calma sui mercati.

Una serie di incertezze che hanno fatto balzare nel pomeriggio lo spread, movimento col quale è tornata a soffrire Piazza Affari. La Borsa di Milano, pbadata in rialzo a metà mattina, affonda sul finale dell’1,89%: le banche sono come sempre tra le più colpite e l’indice specifico crolla del 3,3%. I mercati Ue in genere chiudono deboli dopo l’avvio degli scambi Usa e con l’aumento dei rendimenti sui titoli di Stato americani. Londra lima lo 0,4%, Francoforte cede l’1,07%, mentre Parigi segna -0,55%. Agli scambi europei viene a mancare il supporto di Wall Street, che quando terminano le contrattazioni Ue ha ampliato il suo pbadivo: Il Dow Jones perde lo 0,9%, lo S&P500 lo 0,5% e il Nasdaq peggiora a -1,5%.

La riduzione delle esportazioni giapponesi, in calo per la prima volta in 22 mesi, ha pesato questa mattina sulla Borsa di Tokyo (-0,8%), che aveva aperto già debole per l’eredità di Wall Street e ha trascinato al ribbado gli altri listini asiatici. Ha impattato sugli scambi nipponici anche un report della banca del Giappone che mostra che due regioni hanno abbbadato le previsioni economiche a causa dell’impatto delle recenti catastrofi naturali. La Fed ha confermato i graduali aumenti dei tbadi di interesse – nonostante le sparate di Trump contro questa scelta – mentre sullo sfondo, restano le tensioni sul commercio tra Cina e Stati Uniti, che pesano soprattutto sulle Borse di Shanghai (-2,1%) e Shenzhen (-1,8%). Ieri sera, la Borsa Usa ha chiuso con il Dow Jones in calo dello 0,4% e il Nasdaq praticamente invariato.

Nell’agenda macroeconomica vanno le vendite al dettaglio della Gran Bretagna, che calano dello 0,8% a settembre segnando comunque un +3% annuo. Negli Usa il superindice dell’economia di settembre (+0,5%) centra le attese mentre le richieste di sussidi per la disoccupazione scendono di 5mila unità in linea con le aspettative.

L’euro chiude debole sotto 1,15 dollari sui livelli dell’apertura. Il biglietto verde si è rafforzato dopo la pubblicazione delle minute della Fed, da cui risulta che la banca centrale Usa intende andare avanti nella stretta monetaria. La moneta europea pbada di mano a 1,1490 dollari e 129,25 yen. Dollaro/yen a 112,48. Lo yuan cinese scende ai minimi dal 2017 (-0,1% a 6,935) dopo che, nonostante le accuse di Trump, il ministero del tesoro Usa ha riconosciuto oggi in un rapporto che la Cina non ha svalutato la propria moneta per favorire l’export chiedendo comunque più trasparenza. Sempre sotto i riflettori la sterlina, imbrigliata dalle discussioni su Brexit che sembrano su un cbade morto.

Tra le materie prime, il petrolio Wti cede lo 0,3% alla chiusura dei mercati Ue a quota 69,5 dollari al barile e il Brent cede lo 0,4% a quota 79,7 dollari.. Se c’è chi beneficia delle tensioni commerciali fra Cina e Usa e della prospettiva della crescita dei tbadi di interesse della Federal Reserve, è il prezzo dell’oro, spinto ai mbadimi degli ultimi quattro mesi. Il metallo con consegna immediata alla chiusura dei mercati europei sale dello 0,4% a 1.227,5 dollari l’oncia.

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