Milano, al centro commerciale Portelo muore schiacciato un operaio 18enne



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Il parcheggio A1 del centro commerciale Portello. Un varco senza porta che conduce alle scale mobili e poi ai negozi. E un elevatore, messo sotto sequestro dalla polizia, appartenente alla societ Boers rental e noleggiato dalla Netwisp, un’azienda di Legnano che installa impianti elettrici. Andrea Masi, 18 anni compiuti lo scorso luglio, era uno dei cinque dipendenti della Netwisp; nessun apprendistato, nessun abusivato per il ragazzo che aveva frequentato l’Ipsia di Saronno, ma un regolarissimo contratto, cos come comunicato dall’Ufficio di prevenzione generale della Questura che indaga sulla sua morte, avvenuta alle quattro della notte tra mercoled e gioved, mentre era al lavoro.

Andrea Masi
Andrea Masi

La ricostruzione della dinamica del decesso non ha innescato supplementi d’indagine. Sembrerebbe che tutto sia troppo tragicamente e semplicemente chiaro. Andrea era sulla piattaforma dell’elevatore (manovrato da un collega), seduto su un quadro elettrico: il personale della ditta era al Portello per installare la fibra ottica. Quel collega che guidava l’elevatore aveva di fronte a s Andrea, girato di spalle rispetto all’architrave sopra quel varco nel parcheggio A1 del centro commerciale, alto due metri. Gli operai erano faccia a faccia. Per cause sconosciute, che le indagini cercheranno di appurare probabilmente finendo per individuare delle responsabilit del manovratore, lo stesso non si accorto dell’architrave oppure non ha valutato che la posizione di Andrea superava quel varco e ci sarebbe stato un inevitabile impatto. Il 18enne ha urtato la nuca contro il muro ed caduto all’interno del mezzo. Inutili i soccorsi del 118.

I poliziotti hanno ascoltato il collega di Andrea e il responsabile della Netwisp (raggiunto telefonicamente in sede, ha detto di non voler commentare). Il primo ha ribadito la versione gi qui raccontata e il secondo attende le ispezioni dell’Asl che dovr accertare il rispetto delle norme di sicurezza. Alcune normative prevedono che sull’elevatore non ci sia nessun altro se non il manovratore e che venga indossato il caschetto di protezione. Dopodich, resta difficile ipotizzare che quel collega non abbia visto Andrea, poich sulla piattaforma lo spazio davvero ridotto. Non escluso che anzich guidare verso una direzione, lontano dal varco, abbia sbagliato a indirizzare il mezzo, tarando male la velocit di marcia. Forse non ha visto il varco poich quella zona, l’altra notte, era poco illuminata. Forse, distratto, ha agito con leggerezza e non ha calcolato le conseguenze. Forse era al debutto con l’elevatore e in azienda non aveva appreso, oppure non gli avevano fatto apprendere, tutte le basi della disciplina e del mezzo. L’area dell’incidente mortale coperta in abbondanza da telecamere, e gli investigatori stanno badizzando i filmati alla ricerca di elementi utili.

Andrea era originario di Tradate, in provincia di Varese come lo sono Saronno dove aveva studiato e il paese di residenza, Cislago, diecimila abitanti. Gli anni all’Ipsia gli avevano dato una buona formazione, apprezzata dai vertici della ditta che lo avevano subito inviato sui cantieri (la Netwisp si occupa anche della riparazione di impianti elettrici). A Cislago, Andrea conduceva un’esistenza tranquilla, con gli amici, le gite a Milano nei fine settimana, la ricerca di divertimenti senza esagerare. Un ragazzo serio, e altrimenti, racconta al Corriere uno del suo gruppo, anzich badumersi le proprie responsabilit e cercarsi un lavoro, avrebbe potuto prolungare gli studi e vivere a oltranza sulle spalle dei genitori, come tanti altri coetanei. (ha collaborato Andrea Camurani)

1 novembre 2018 | 10:30

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