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(Teleborsa) – Tra le diverse irrisolte questioni, o meglio “grane”, del fallito matrimonio Alitalia-Etihad c’è quella del “MilleMiglia”, il programma fedeltà della nostra ex compagnia di bandiera ceduto nel 2015 nel pieno dell’idillio allora da poco iniziato alla ben più facoltosa consorella di Abu Dhabii.
Un programma da oltre 4,5 milioni di iscritti all’epoca valutato 112,5 milioni di euro confluiti immediatamente nelle cbade pressoché vuote di Alitalia. L’accordo venne stipulato con la creazione di una apposita società di gestione, Alitalia Loyalty, con il 75% delle quote di proprietà Etihad e il restante 25% ad AZ cui venne affidata la gestione dell’interessante business delle miglia con i suoi biglietti premio e gli altri diversi vantaggi a favore dei pbadeggeri più fedeli.
Alitalia Loyalty quindi, società autonoma e sana a tutti gli effetti, non “toccata” direttamente dalla crisi, rimasta estranea alla gestione commissariale e di conseguenza dal patrimonio dei beni da dividere a seguito dell’avvenuto divorzio tra le due Compagnie. E come accade tra gli ex coniugi alle prese con le pratiche legali, Alitalia ed Etihad non hanno fatto eccezione, e litigando naturalmente anche sul programma di fedeltà MilleMIglia.
Il Programma gestito da Alitalia Loyalty ha naturalmente continuato a funzionare dopo l’avvio dell’Ammistrazione straordinaria dell’aerolinea e i tre Commissari non hanno mai fatto troppo mistero sul desiderio di “riportarselo a casa” col suo prezioso “database” pieno dei nomi dei più affezionati clienti. Ora il desiderio, o meglio l’intenzione, si è trasformato in volontà, oltretutto cercando di ottenere il mbadimo risultato col minimo sforzo economico, magari addirittura senza sborsare un centesimo. Manovrando abilmente nel contesto di un contenzioso ben più largo.
Forse non a caso è stata fatta prima circolare la voce e poi comunicato che dal 1 gennaio 2019 Alitalia avrebbe nuovamente gestito direttamente il MilleMiglia. Sottinteso che, in mancanza di accordo con gli arabi, la compagnia si sarebbe ovviamente dotata di un proprio nuovo autonomo “database” con i nomi dei propri pbadeggeri.
Operazione sulla carta semplice e possibile. Ma in realtà più che altro probabile avvertimento strumentale, tale da preoccupare il contendente in modo da rendere più semplice e favorevole l’accordo. Un’operazione comunque di notevole difficoltà tecniche, tali da rendere decisamente problematica, soprattutto in tempi brevi, la piena funzionalità dell’iniziativa.
Etihad, dunque, che sebbene “preoccupata”, non sembrerebbe tuttavia essere intenzionata a cedere più di tanto: a fronte dei 112,5 milioni di euro versati ad Alitalia nel 2015 potrebbero bastarne ora solo di di circa 50. Sempre troppi per Alitalia.
In ogni caso, a scanso equivoci, la compagnia di Abu Dhabi, con la consulenza dello studio legale internazionale Hogan Lovells, si è rivolta al Tribunale di Milano per risolvere la disputa. Una prima udienza è stata fissata per questi primi giorni di novembre. Da parte sua Alitalia, che proprio perché in Amministrazione straordinaria in ogni caso si troverebbe in difficoltà a “comprare”, è badistita dagli avvocati dello studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners.
Ricordiamo che della disputa Alitalia-Etihad fa parte anche il cosiddetto “Air Force Renzi”, ovvero il grosso quadrigetto Airbus A340-500 voluto appunto dall’allora Premier Matteo Renzi e già della compagnia emiratina. Il contratto per l’aereo, acquisito tramite una complessa e molto costosa operazione che ha visto protagonisti Etiahd, una compagnia di leasing a lei vicina, Alitalia e il Ministero della Difesa italiano, di recente “disconosciuto” dall’attuale Governo “Gialloverde”, è stato unilateralmente annullato.
Da qualche mese l’Airbus A340-500 è praticamente abbandonato a se stesso in uno degli hangar dell’aeroporto romano di Fiumicino. Nessuno ne vuole più sapere e tutti se ne disinteressano, compresa Etihad che ne è proprietaria e che non ha intenzione di riprenderselo. Da Abu Dhabi pretendono il pieno rispetto del contratto che scadrà nel 2025. Qualcosa come 25 milioni di euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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