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La California brucia
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A Paradise, città di 27.000 abitanti fondata nel 1800, un’aria ancora densa di fumo accoglie chi è tornato indietro per cercare di salvare qualcosa. Lungo la strada, file di macchine incenerite e case ridotte in macerie lasciano poche speranze: interi quartieri sono stati spianati al suolo, negozi non esistono più. Le fiamme hanno bruciato più di 6.700 edifici: l’incendio più devastante della California, dicono i soccorritori.
Jon MacGregor, 81 anni, è andato a verificare quel che resta della sua casetta di due stanze con l’aiuto del nipote pompiere. Non ha trovato nulla. Si è trasferito a Paradise nel 1939 quando la città aveva solo 3000 abitanti ed era soprannominata Poverty Ridge. Dice che la zona è da sempre a rischio incendi ma che finora erano sempre riusciti a contenerli e a non farli avvicinare alla zona abitata. Non tornerà più qui, dice: “Non c’è più nulla da ricostruire”.
Il fronte del fuoco
Si aggrava il bilancio delle vittime degli incendi che stanno devastando la California: 25 persone sono morte, 23 delle quali a Paradise, nel nord dello Stato, e altre due nei pressi di Malibu, al sud. Circa 250 mila abitanti sono stati costretti dalle fiamme ad abbandonare le proprie abitazioni.
Sono due i fronti sui quali combattono da giorni i pompieri: Camp Fire nella Contea di Butte dove si trova la città devastata di Paradise e Woolsey intorno a Malibu che ha continuato ad ampliarsi raddoppiando le dimensioni e bruciando finora oltre 33 mila ettari. Tra le città evacuate, anche Thousand Oaks, teatro mercoledì di una strage che è costata la vita a 12 persone. E le previsioni meteorologiche non lasciano presagire niente di buono, con venti caldi che soffieranno nella zona di Los Angeles. “Sta peggiorando, sono solo brutte notizie”, ha affermato Marc Chenard del Servizio Meteo Nazionale.
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