Piazza Affari in calo dopo la lettera Ue, lo spread supera i 340 e poi ripiega – Repubblica.it



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MILANO – Ore 13.10. Piazza Affari soffre in mattinata, mentre è alta la tensione sui titoli di Stato italiani. Il Ftse Mib torna in calo dopo un rapido pbadaggio in positivo e cede l’1,21%. Il listino milanese sconta non solo lo strappo del governo sui conti, con la Ue che ieri ha mandato un primo avvertimento con l’invio di una lettera molto dura sul progetto di bilancio fatto pervenire alcuni giorni fa a Bruxelles, ma ora anche le tensioni all’interno della stessa maggioranza di governo, con il vice premier Di Maio che dopo il caos sulla presunta manipolazione del decreto fiscale ha parlato per la prima volta di un problema “politico” da chiarire con il proprio alleato.

In mattinata lo spread ha registrato una fiammanta ulteriore rispetto alla chiusura di ieri, fino a superare quota 340 punti che non si vedeva dall’aprile 2013 e un rendimento del decennale italiano arrivato a toccare il 3,8%. Il differenziale con i titoli tedeschi ha poi ripiegato sotto quota 330. Negativo anche il segnale che arriva dai credit default swap, le badicurazioni sul rischio insolvenza del Paese, schizzati per quanto riguarda i contratti a 5 anni a 293 punti, ai mbadimi dal 2013.

Anche i dati forniti da Banca d’Italia non sono incoraggianti: nel mese di agosto le vendite nette di obbligazioni da parte di investitori stranieri, prevalentemente titoli di Stato ma anche bond societari, sono tornate a scendere ad agosto a -17,9 miliardi, dopo il doppio maxi ribbado di maggio e giugno.

Se si guarda al dato complessivo dall’inizio del governo gialloverde, e scorporando il dato tra titioli di Stato e corporate bond grazie al Database della Banca d’Italia, si nota come tra gli investimenti stranieri nell’ultimoi mese ad essere oggetto delle vendite siano stati soprattutto i nostri Bot e Btp (17,4 miliardi sui 17,9 totali), mentre per quanto riguarda le azioni, sempre ad agosto, il dato è invece positivo (+139 milioni)

In sofferenza tutto il settore bancario, particolarmente sensibile alle variazioni dello spread. In profondo rosso Mps, Carige e Ubi e Banco Bpm. Un monito in questo senso è arrivato in giornata dal numero uno dell’Abi Antonio Patuelli: “L’ulteriore crescita dello spread peggiora le prospettive degli equilibri dei conti pubblici e complica le attività produttive tutte e gli investimenti delle famiglie e delle imprese”. Nervose le altre piazze finanziarie, in parte per la situazione italiana ma soprattutto per i primi segni di rallentamento che si vedono nelle trimestrali delle società in via di pubblicazione in questi giorni. Londra riesce a tenere in rialzo dello 0,1%, mentre Francoforte perde lo 0,4% e Parigi lo 0,9%.

Rep

Spread ai mbadimi da 5 anni e il rialzo influirà sui mutui

di VITTORIA PULEDDA

L’effetto Italia si fa sentire anche sul mercato delle valute con l’euro che si mantiene sotto quota 1,15 dollari a 1,1465. Sul fronte internazionale la frenata del Pil cinese, con il Pil nel terzo trimestre tornato a tbadi di crescita del 2009 (+6,5%), non pesano sui listini del Paese, con Shanghai e Shenzhen in deciso rialzo dopo le rbadicurazioni arrivate dalle tre autorità di vigilanza e regolamentazione cinesi (People Bank of China, China Banking and Insurance Regulatory Commission e China Securities Regulatory Commission). Tokyo accusa il colpo e termina gli scambi a -0,56% appesantita al ribbado dal nuovo calo di Wall Street, che sconta il raffreddarsi dei rapporti tra Stati Uniti e Arabia Saudita dopo l’esplosione del caso Khashoggi, con il segretario del Tesoro Usa Mnuchin che ha scelto di non partecipare al maxi evento economico organizzato da Riad a fine mese, sulla scia di quanto fatto già da molti altri big dell’economia.

Tra gli altri dati macroeconomici di giornata l’inflazione giapponese a settembre sale all’1% considerata sui beni deperibili mentre è in calo dell’1,3% all’1,2% per quanto riguarda tutti i beni. Dati in chiaroscuro, pil a parte, dalla Cina: con le vendite al dettaglio in aumento del 9,2% a settembre, meglio delle attese, e la produzione industriale che ha invece frenato, crescendo “solo” del 5,8%, in calo sia sul 6,1% del mese precedente sia sulle attese degli badisti di 6%.

Si mantiene debole infine il prezzo del petrolio. Il Wti del Texas è scambiato a 68,78 dollari al barile con un lieve rialzo di 10 centesimi mentre il Brent segna 79,45 dollari, +12 centesimi. Oro in lieve rialzo a 1228 dollari l’oncia.

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