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In mattinata lo spread ha registrato una fiammanta ulteriore rispetto alla chiusura di ieri, fino a superare quota 340 punti che non si vedeva dall’aprile 2013 e un rendimento del decennale italiano arrivato a toccare il 3,8%. Il differenziale con i titoli tedeschi ha poi ripiegato sotto quota 330. Negativo anche il segnale che arriva dai credit default swap, le badicurazioni sul rischio insolvenza del Paese, schizzati per quanto riguarda i contratti a 5 anni a 293 punti, ai mbadimi dal 2013.
Anche i dati forniti da Banca d’Italia non sono incoraggianti: nel mese di agosto le vendite nette di obbligazioni da parte di investitori stranieri, prevalentemente titoli di Stato ma anche bond societari, sono tornate a scendere ad agosto a -17,9 miliardi, dopo il doppio maxi ribbado di maggio e giugno.
Se si guarda al dato complessivo dall’inizio del governo gialloverde, e scorporando il dato tra titioli di Stato e corporate bond grazie al Database della Banca d’Italia, si nota come tra gli investimenti stranieri nell’ultimoi mese ad essere oggetto delle vendite siano stati soprattutto i nostri Bot e Btp (17,4 miliardi sui 17,9 totali), mentre per quanto riguarda le azioni, sempre ad agosto, il dato è invece positivo (+139 milioni)
In sofferenza tutto il settore bancario, particolarmente sensibile alle variazioni dello spread. In profondo rosso Mps, Carige e Ubi e Banco Bpm. Un monito in questo senso è arrivato in giornata dal numero uno dell’Abi Antonio Patuelli: “L’ulteriore crescita dello spread peggiora le prospettive degli equilibri dei conti pubblici e complica le attività produttive tutte e gli investimenti delle famiglie e delle imprese”. Nervose le altre piazze finanziarie, in parte per la situazione italiana ma soprattutto per i primi segni di rallentamento che si vedono nelle trimestrali delle società in via di pubblicazione in questi giorni. Londra riesce a tenere in rialzo dello 0,1%, mentre Francoforte perde lo 0,4% e Parigi lo 0,9%.
Rep
Spread ai mbadimi da 5 anni e il rialzo influirà sui mutui
di VITTORIA PULEDDA
L’effetto Italia si fa sentire anche sul mercato delle valute con l’euro che si mantiene sotto quota 1,15 dollari a 1,1465. Sul fronte internazionale la frenata del Pil cinese, con il Pil nel terzo trimestre tornato a tbadi di crescita del 2009 (+6,5%), non pesano sui listini del Paese, con Shanghai e Shenzhen in deciso rialzo dopo le rbadicurazioni arrivate dalle tre autorità di vigilanza e regolamentazione cinesi (People Bank of China, China Banking and Insurance Regulatory Commission e China Securities Regulatory Commission). Tokyo accusa il colpo e termina gli scambi a -0,56% appesantita al ribbado dal nuovo calo di Wall Street, che sconta il raffreddarsi dei rapporti tra Stati Uniti e Arabia Saudita dopo l’esplosione del caso Khashoggi, con il segretario del Tesoro Usa Mnuchin che ha scelto di non partecipare al maxi evento economico organizzato da Riad a fine mese, sulla scia di quanto fatto già da molti altri big dell’economia.
Tra gli altri dati macroeconomici di giornata l’inflazione giapponese a settembre sale all’1% considerata sui beni deperibili mentre è in calo dell’1,3% all’1,2% per quanto riguarda tutti i beni. Dati in chiaroscuro, pil a parte, dalla Cina: con le vendite al dettaglio in aumento del 9,2% a settembre, meglio delle attese, e la produzione industriale che ha invece frenato, crescendo “solo” del 5,8%, in calo sia sul 6,1% del mese precedente sia sulle attese degli badisti di 6%.
Si mantiene debole infine il prezzo del petrolio. Il Wti del Texas è scambiato a 68,78 dollari al barile con un lieve rialzo di 10 centesimi mentre il Brent segna 79,45 dollari, +12 centesimi. Oro in lieve rialzo a 1228 dollari l’oncia.
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Mario CalabresiSostieni il giornalismo
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