Piazza Affari in coda all’Europa, pesano stime Ue e Unicredit. La Fed non tocca i tassi



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Le nuove stime della Commissione Ue sulla crescita, che parlano di un rallentamento generalizzato nei prossimi anni, hanno
messo il freno alle Borse europee (Parigi -0,13%, Francoforte -0,45%, Londra +0,2% circa e Madrid -0,11%) e in particolare
a Milano (-0,57% il FTSE MIB), fbadino di coda, sull’allarme lanciato su rischio crescita, peggioramento del deficit e mancato calo del debito. Ma già
in apertura su Piazza Affari pesava il calo di Unicredit (-3,81%), che inaspettatamente ha rivisto i target 2018 sui ricavi e 2019 sul Cet1 ratio.

Archiviate le elezioni di metà mandato in Usa, l’attenzione torna sulla Federal Reserve: nella serata italiana ha annunciato
un nulla di fatto sul costo del denaro. Nel lasciare i tbadi al 2-2,25%, la Federal Reserve ha detto di aspettarsi che «ulteriori
rialzi graduali dei tbadi saranno in linea con una sostenuta espansione dell’attività economica, a condizioni forti del mercato
del lavoro» e a un’inflazione “vicina” al tbado di crescita annuo del 2% che è fissato come target dalla banca centrale statunitense.
È quanto recita il comunicato diffuso dall’istituto guidato da Jerome Powell, secondo cui «i rischi all’outlook economico
sembrano equilibrati». Il prossimo rialzo dei tbadi, dopo quelli di marzo, giugno e settembre, è atteso a dicembre.

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Riflettori sulle banche, in coda Mediaset
A Piazza Affari i riflettori sono stati puntati sulle banche, dopo una serie di trimestrali in chiaroscuro (bene Banco Bpm, +2,98%). Banca Generali (+0,98%), che nei nove mesi ha visto salire del 3,9% il risultato operativo a 3,6 miliardi di euro grazie al contributo di
tutti i segmenti di business e premi in aumento del 6,1% a quasi 50 miliardi. Sul Ftse Mib a pbado rapido Finecobank (-2,6%), dopo il rialzo della raccolta di ottobre, e Telecom Italia (+1,35%), su indiscrezioni su un accordo commerciale con Open Fiber. In coda Mediaset (-3,64%), penalizzata dallo scivolone della controllata Mediaset Espana (-7,6% a Madrid) e, più in generale, dal calo del
settore media europeo innescato dall’abbbadamento della guidance della tedesca Prosiebensat (-14,2% a Francoforte). Sopra
la parità Snam Rete Gas (+0,5%), in rialzo per la sesta seduta consecutiva, segnando la serie positiva migliore da inizio novembre 2017. Nelle sei
sedute le azioni hanno guadagnato in totale il 5,6% circa, contro il +2,2% del Ftse Mib.

Spread chiude in rialzo a 294 punti, rendimento decennale a 3,40%
Chiude in rialzo lo spread BTp/Bund in una giornata in cui sono tornate le tensioni tra Governo e Commissione Ue sulle stime di finanza pubblica italiana. Il
differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano (Isin IT0005340929) e il pari scadenza tedesco ha chiuso a
294 punti base, dai 290 punti della chiusura di ieri. In rialzo anche il rendimento del decennali italiano al 3,40% dal 3,35%
della chiusura precedente.

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Bene Poste dopo il trimestre, giù Ferragamo e Pirelli
Tra i titoli più premiati dopo i conti, Poste Italiane (+2,09%) dopo i conti migliori delle attese soprattutto in termini di utile operativo e dopo che l’a.d. Matteo Del Fante in conference call ha confermato l’aumento della
cedola come previsto dal piano. In coda al listino principale c’è Salvatore Ferragamo(-2,71%). Il gruppo del lusso ha frenato proprio sul finale di seduta in contemporanea alla diffusione del comunicato sui
conti: il gruppo fiorentino ha visto calare l’utile netto dei nove mesi del 17,5% e ha parlato di cautela per i risultati
2018. Debole anche Pirelli (-2,22%), che ha risentito dal generale rallentamento del comparto in Europa, provocato dal -3,02% di Continental alla Borsa
di Francoforte. Il gruppo tedesco, nel terzo trimestre, ha riportato un ribbado del 14% dell’utile netto e del 18% del risultato
operativo. Inoltre, sempre nel settore pneumatici, la giapponese Bridgestone (-2% a Tokyo) ha rivisto oggi le sue previsioni
sul risultato operativo 2018 ora indicate a 410 miliardi di yen (da 430 miliardi di yen). Infine, guizzo nelle ultime battute
per Bper (+0,76%), che ha visto l’utile netto dei nove mesi più che raddoppiare a 358,1 milioni.

Andamento Piazza Affari FTSE Mib

Azimut in evidenza (+1,74%) dopo i contitrimestrali
Azimut ha chiuso a +1,74% dopo avere chiuso il terzo trimestre con un utile netto consolidato di 39 mln di euro (+12% rispetto
al terzo trimestre 2017), ricavi consolidati per 190 mln (+8%). Nei primi 9 mesi dell’anno i ricavi consolidati sono stati
pari a 565,6 mln (da 591,8 mln nello stesso periodo del 2017), un reddito operativo consolidato di 153,3 mln (da 198,4 mln)
e un utile netto consolidato di 111,9 mln (da 156,2 mln). Negativa la pfn per 42,9 milioni, in miglioramento dai -57 mln del
30 giugno 2018 (era positiva per 134,9 mln e 103,7 mln a fine dicembre 2017 e fine settembre 2017, rispettivamente). Nei primi
nove mesi sono stati erogati dividendi ordinari per circa 262 mln, di cui 131 mln per cbada e 131 mln mediante l’badegnazione
di azioni proprie.

Sprint per Bialetti, crollo Tod’s, debutta Digital Value
Fuori dal listino principale, tra le peggiori c’è stata Tod’s (-10,88%), che è tornata a livelli che non si vedevano da novembre 2016 dopo i dati poco convincenti sui ricavi trimestrali,
accompagnati da prospettive deboli su una ripresa delle vendite e sull’ultimo periodo dell’anno. Ha invece brillato Bialetti(+16,62%), che prosegue un periodo di forti altalene dopo il -32% segnato tra l’11 ottobre e fine mese scorso. Debutto positivo
per Digital Value, che guadagna il 6% nel suo primo giorno di contrattazioni sull’Aim Italia di Borsa Italiana. Il titolo ha chiuso a 10,7
euro per azione, dopo l’apertura a 10,66 euro e dopo essere arrivata a un mbadimo di 10,95 euro. La società, che offre soluzioni
e servizi It per la digitalizzazione, era stata ammessa alle negoziazioni il 6 novembre. Digital Value è stata la prima società
a quotarsi attraverso il format «Spac in Cloud», proposta in esclusiva sulla piattaforma di private placement Elite Club Deal.

In Europa bene Commerzbank, giù St
Per quanto riguarda le borse estere, i comparti media (-0,42% l’Euro Stoxx 600 di settore), auto (-1,09%) ed energia (-0,53%)
sono stati i peggiori. Bene invece le banche (+0,81%), spinte dalla tedesca Commerzbank (+5,36% a Francoforte), che nel terzo
trimestre ha riportato profitti per 218 milioni di euro, e dalla francese Societe Generale (+2,14%), spinta dai conti positivi.
In chiaroscuro i titoli del comparto del cemento in Europa, dopo che HeidelbergCement (+0,6% a Francoforte) ha annunciato
una riduzione dei costi a una settimana dalla trimestrale poco convincente. Più debole a Milano Buzzi Unicem (-0,35%), che pure ha registrato un fatturato in linea con le attese e un miglioramento della posizione finanziaria netta.
Da segnalare il calo di StMicroelectronics (-1,21% a Parigi e a Milano), dopo che l’americana Microchip Technologies, attiva
nel settore dei microcontrollori, ha dato guidance sotto le stime, segnalando un indebolimento della domanda, cosa che conferma
le indicazioni date in precedenza dalla stessa St.

Euro in calo dopo le stime della Commissione Ue. Giù il petrolio
In calo il greggio: i future a dicembre del Wti, in territorio “orso” e in calo del 20% dal picco di ottobre, scendono dello 0,9% a 61,28 dollari,
quelli del Brent a gennaio dello 0,8% a 71,5 dollari al barile. Sul fronte valutario, l’euro è scambiato a 1,1425 dollari (1,1436 in apertura e 1,147 alla chiusura di ieri), e vale 129,99 yen, mentre il rapporto dollaro/yen
è a 113,79.

Usa, in calo a 214mila le richieste iniziali dei sussidi lavoro, peggio stime
Nei sette giorni conclusi il 3 novembre scorso il numero di lavoratori che per la prima volta ha fatto richiesta per ricevere
sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti è sceso ma non abbastanza per soddisfare le stime degli badisti. Secondo quanto
riportato dal dipartimento del Lavoro, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono calate di mille unità a 214mila
unità. Gli badisti attendevano 210mila unità. All’inizio di settembre il totale aveva raggiunto i minimi del 1969 pari a
202mila unità per poi tornare a salire leggermente per via dell’uragano Florence che a fine settembre mise in ginocchio North
e South Carolina. Il dato odierno è il quarto a dare un’indicazione dell’impatto di un altro uragano, quello chiamato Michael,
che ha toccato terra in Florida il 10 ottobre scorso e che ha colpito anche la Georgia.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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