[ad_1]
La scena è di facile lettura: da un parte c’è Matteo Salvini che annuncia una razionalizzazione delle scorte, mettendo bene in chiaro, però, che chi è a rischio continuerà ad averla a prescindere dal cognome che porta; dall’altra, nonostante ciò, ecco Roberto Saviano perdere completamente la brocca e sfogarsi, via Facebook, con insulti pesanti all’indirizzo del ministro dell’Interno. Non è una novità, certo, e questo è solo il secondo tempo del match Salvini-Saviano, ma stavolta l’autore di Gomorra si è superato.
I fatti. Ieri mattina, dopo il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza svoltosi il giorno prima, dal Viminale hanno spiegato che è intenzione di Salvini chiedere che «tutti i dispositivi di protezione vengano approfonditi per evitare errori di valutazione e garantire la tutela a chi davvero è in pericolo». L’obiettivo del ministro è quello di «prevenire abusi, sprechi e inutili sacrifici alle donne e uomini in divisa». Dopodiché, lo stesso Viminale ha diffuso i dati ufficiali, dai quali emerge che in tutta Italia, ad oggi, si contano 585 scorte, che impegnano ben 2.072 uomini delle forze dell’ordine: 910 poliziotti, 776 carabinieri, 290 finanzieri e 96 agenti di polizia penitenziaria. I «dispositivi di protezione» si dividono in quattro categorie, in base al livello di rischio: c’è quello più elevato, scattato per 15 persone e che impegna 171 agenti; c’è la scorta su auto specializzata, il cosiddetto secondo livello, che occupa 383 agenti per la protezione di cinquantasette cittadini; al terzo posto ci sono 276 casi di tutela su auto specializzata (che portano all’impiego di 823 agenti) e 237 tutele su auto non protetta con il coinvolgimento di 695 operatori. Dei 585 nomi protetti dallo Stato, 277 sono…
SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI
[ad_2]
Source link