Spread a quota 304, Borse europee positive



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Borse in rialzo e spread in leggero calo. Il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano e il pari scadenza tedesco ha terminato al seduta a 304 punti base, in flessione rispetto alla chiusura di ieri a 307 punti. In calo marginale il rendimento del decennale italiano benchmark che in chiusura è indicato al 3,45% dal 3,46% del closing precedente. 

Chiusura in rialzo per le Borse europee, sulla scommessa che si profili all’orizzonte un accordo tra Stati Uniti e Cina sul fronte del commercio internazionale, in vista del G20 in Argentina. Tuttavia Italia e Gran Bretagna sono rimaste sotto la lente. La prima nell’attesa della risposta del Governo Conte alle autorità europee sulla manovra economica, che deve essere consegnata entro la mezzanotte a Bruxelles. La seconda mentre vanno avanti le trattative per la Brexit, anche se il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, ha invitato l’Europa a prepararsi a tutte le eventualità.

Milano ha terminato le contrattazioni in progresso dello 0,9%. È rimasta indietro Londra sui timori per la Brexit. A Piazza Affari ancora una volta ha tenuto banco la vicenda di Banca Carige (-48%), all’indomani della presentazione del piano di rafforzamento del capitale fino a 400 milioni. Le azioni dell’istituto genovese non sono riuscite a far prezzo per gran parte della seduta e poi hanno chiuso in calo del 48% a 0,0019 euro.

Sono andate in ordine sparso le altre azioni bancarie, con Intesa e Unicredit in rialzo (del 2,1% e dell’1,87%), Banco Bpm in calo dello 0,3%.

Ha inoltre catalizzato l’attenzione Telecom Italia, dopo il colpo di scena della defenestrazione del ceo, Amos Genish. I titoli hanno più volte cambiato la direzione di marcia e chiuso in rialzo dell’1,4%. A2a ha guadagnato l’1,9%, nel giorno della diffusione dei conti dei primi nove mesi e dell’aggiornamento della guidance 2018, comprensiva di oneri straordinari e del primo consolidamento della multiutilty della Lombardia.

Sono invece andati male i titoli petroliferi, penalizzati dal calo del greggio. Del resto l’Opec ha rivisto ancora una volta al ribbado le previsioni della domanda di petrolio, spingendo a 57,39 dollari al barile il wti contratto con consegna a dicembre, in netto ribbado del 4,1%.

Sul fronte valutario, l’euro si è avvicinato di nuovo alla soglia di 1,13, dopo avere toccato un minimo a 1,1221 dollari, livello che non vedeva dal giugno del 2017 (ieri a 1,125 dollari). 

  Ultimo aggiornamento: 17:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA



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