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L’Italia dello spread sopra 300 monopolizza la conferenza stampa di Mario Draghi, che sotto un fuoco di fila di domande sul futuro del Paese lancia l’allarme: rischiano banche, famiglie e imprese, rischia la crescita. La bacchettata – meglio che Roma «abbbadi i toni» sull’euro – con esortazione a un compromesso di buonsenso politico con Bruxelles, apre uno scontro col governo. Paolo Savona, ministro agli Affari europei, replica che «non c’è alcun dubbio» che il governo rimanderà la manovra «tale e quale» a Bruxelles.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini dice «anch’io sono per un accordo, ma sulle nostre posizioni» mentre il vicepremier Luigi Di Maio replica agli «strali» da Francoforte che «il problema dello spread non è legato alla manovra ma alla paura dei mercati che il Paese possa uscire dall’euro». E un gruppo di senatori M5s risponde che «se i mercati stanno prezzando la possibile uscita dall’euro è perché ogni giorno da parte dei commissari europei e, ci duole dirlo, anche del governatore della Bce, arrivano attacchi all’Italia». Insomma si consuma uno scontro senza precedenti tra maggioranza, governo e Banca centrale europea. A Francoforte quella che doveva essere la conferenza stampa sull’addio al ‘Qè (gli acquisti di titoli pubblici) della Bce si trasforma in un dibattito con al centro l’Italia, che ruba la scena come non accadeva dai tempi della Grecia in piena crisi. A rispondere c’è un Draghi che, solitamente molto cauto, non si tira affatto indietro, segno che alla Bce si è accesa la spia rossa. Non tanto per i contenuti della manovra, ma per i segnali di un governo che ha fatto del contenzioso con l’Europa la sua ragione sociale. A più riprese Draghi evoca persino l’ipotesi del salvataggio dell’Italia con il suo ‘bazookà varato nel 2012. A Francoforte sono una decina le domande sull’Italia che piovono su Draghi. «Sono personalmente fiducioso (»non molto fiducioso«, preciserà poi) che un compromesso si possa raggiungere». Sul come, Draghi si affida alle parole di Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue, presente alla riunione Bce: «dobbiamo applicare le regole di bilancio, ma stiamo anche cercando il dialogo». Draghi snocciola poi «i fatti». Uno spread che «sta facendo salire i tbadi, anche se ancora moderatamente, che famiglie e imprese devono pagare per prendere in prestito dalle banche», con un «impatto sul credito, alla fine sulla crescita e su quello stesso spazio di manovra di bilancio». Non solo. I 380 miliardi di Btp in pancia alle banche «perdendo valore intaccano il capitale, è ovvio», è il monito di Draghi. Che si sofferma anche sull’ipotesi che la strada imboccata dal governo porti a successivi tagli dei rating fino al ‘junk’, che chiuderebbe alle banche la liquidità ordinaria erogata dalla Bce proprio come successo alla Grecia.
Se, poi, fino a pochi giorni fa, Draghi aveva spiegato che dallo spread italiano «non si vedevano segni di contagio», ora «rispetto all’ultima volta che ne ho parlato, abbiamo osservato un certo aumento dei tbadi in alcuni Paesi periferici dell’Eurozona, un aumento non importante, ma c’è». E dunque «forse ci sono alcune ricadute (dall’instabilità italiana, ndr) ma sono limitate». Di fronte a questi rischi, al governo italiano – del quale alcuni esponenti evocano una ‘Italexit’ nel caso non sia l’Europa a cambiare se stessa – Draghi consiglia di impegnarsi a far scendere lo spread: «abbbadare i toni, non mettere in discussione la cornice esistenziale e costituzionale dell’euro». E torna a fare muro contro le richieste italiane di ‘protezionè da parte della Bce. «Finanziare i deficit non è nel nostro mandato». Il ‘caso Italià fa quasi pbadare in secondo piano la politica monetaria. Ma è chiaro che non cambia la tabella di marcia di un addio al Qe da gennaio in poi, con reinvestimenti dei bond che man mano scadono con modalità da decidere a dicembre. Perché i rischi di scenario continuano ad essere «bilanciati» nonostante alla Brexit, al tramonto di una ripresa che dura da anni e alla guerra commerciale si sia aggiunto – lo dice Draghi – il rischio Italia. «Non abbiamo parlato di un’estensione del Qe al prossimo anno, spiega Draghi. Bisogna considerare che la politica monetaria rimane molto accomodante anche uscendo dal Qe il prossimo anno».
Ultimo aggiornamento: 21:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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