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Le parole sono volubili. Si prenda l’espressione «diritti umani». Ci fu un tempo in cui evocava emmebonino e ginistrada. Ebbene, non più. La nuova presidente della commissione del Senato per i Diritti umani plaude alle ruspe nei campi rom, è contraria a introdurre il reato di tortura, definisce «zecche» i frequentatori dei centri sociali e l’anno scorso ebbe dei guai con la giustizia per essersi felicitata sui «social» con un tizio che invocava il forno per i migranti. Un curriculum niente male. Appena nominata, la senatrice Stefania Pucciarelli ha annunciato che la priorità del suo mandato sarà la lotta alle persecuzioni contro i cristiani. Intento lodevole a livello internazionale, ma di complessa declinazione in Italia, dove per fortuna di cristiani perseguitati c’è solo Malgioglio quando partecipa ai reality televisivi. Va da sé che il vero obiettivo della neopresidente è tutelare la fascia di popolazione che lei ritiene più bisognosa di protezione umanitaria: gli italiani etero di fede cattolica e pelle bianca. Perseguitati da rom, gay, drogati, invasori, invasati e invadenti in genere.
L’espressione «diritti umani» ha cambiato significato. E non solo all’Onu, dove a fare parte della commissione hanno chiamato l’ambasciatore di una nazione liberticida come l’Arabia Saudita. Questi diritti sempre più storti non sono gli stessi per tutti, ma compongono un ampio catalogo a cui attingere in base alle proprie idiosincrasie. Pare sia lo spirito del tempo e c’è poco da fare gli spiritosi.
15 novembre 2018 (modifica il 15 novembre 2018 | 06:58)
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