Tim, sfiduciato Genish. Titolo su. Per la successione si scalda Altavilla



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Era una mossa nell’aria da quando l’bademblea di Tim del 4 maggio scorso aveva sancito la sconfitta di Vivendi consegnando a Elliott la maggioranza nel board della societa’. Nonostante le dichiarazioni di rito, si aspettava solo di capire il momento esatto per il voto di sfiducia all’amministratore delegato Amos Genish. Il momento e’ arrivato con il cda straordinario che si e’ riunito all’alba, ritirando le deleghe al manager israeliano e conferendole al presidente Fulvio Conti.

Tim: Genish, contro di me un putsch in stile sovietico/ “Un putsch in stile sovietico”. Cosi’ l’amministratore delegato di Tim, Amos Genish, ha descritto la decisione con la quale questa mattina il suo board gli ha revocato le deleghe. Genish ha comunque manifestato l’intenzione di rimanere nel cda della societa’ come consigliere “per difendere i diritti degli azionisti”. Per il manager israeliano, che ha parlato alla Reuters in Cina – dove si era recato per siglare alcuni accordi commerciali per conto di Tim – l’ambiente all’interno della compagnia telefonica e’ “disfunzionale” e diversi direttori hanno fatto “una campagna contro” di lui “da mesi”

Una nuova riunione fissata per domenica 18 novembre eleggera’ la nuova guida del primo operatore di tlc del paese. Si profila una scelta interna al board stesso, con in pole l’ex braccio destro in Fiat di Sergio Marchionne, il tarantino Alfredo Altavilla. Tra i consiglieri, si fanno anche i nomi di Rocco Sabelli e Luigi Gubitosi. Se la scelta invece dovesse ricadere su un manager della societa’, qualche chance potrebbe averla Stefano De Angelis, dopo la fortunata esperienza a capo della controllata Tim Brasil.

Per Vivendi, il “siluramento” di Genish “e’ stata una mossa molto cinica e pianificata volutamente in segreto per destabilizzare la societa'”. L’addio di Genish porta di nuovo in campo aperto la guerra tra i due principali soci, con Vivendi che, perso un proprio uomo in un posto nevralgico, potrebbe chiedere la convocazione di un’bademblea per cercare di riprendere il comando della compagnia e dettare nuovamente la linea per lo sviluppo futuro della compagnia.

Altre fonti, invece, escludono che il ribaltone al vertice sia da attribuire a Elliott, visto che il board “e’ indipendente e risponde al mercato”. Semmai, il ritiro delle deleghe, “dopo la fiducia concessa” e l’opportunita’ “datagli per creare valore”, e’ imputabile alle “inadeguatezze” stesse del manager israeliano, oltre che “ai comportamenti singolari” e alla sua scarsa presenza alla vita quotidiana del gruppo. Di certo, il benservito e’ arrivato dopo una trimestrale archiviata con una perdita di 800 milioni di euro, causata dalla svalutazione del business domestico per 2 miliardi.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso nei rapporti tra board e il Ceo, pare comunque che sia stata la puntualizzazione di Genish dopo che il governo si era espresso a favore di un player unico della rete. In una dichiarazione diffusa tramite i cbadi ufficiali della societa’, l’amministratore delegato uscente si e’ detto favorevole a un soggetto unico per la rete, a patto pero’ che esso rimanga sotto il controllo di Tim. Con l’addio di Genish, il conto dei ceo fagocitati dalle turbolenze di casa Tim sale a 4 in 5 anni (con 31 milioni di euro in buonuscite).

In Borsa, nel giorno del terremoto in cda, Tim ha chiuso la seduta in terreno positivo. Il titolo ha guadagnato l’1,43% a 0,538 euro. L’indice Ftse Mib ha terminato le contrattazioni in rialzo dello 0,9%.

 

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