Trump contro “la triade della tirannia”



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Nuove sanzioni americane contro Nicaragua, Cuba e Venezuela. Ad annunciarle è John Bolton, consigliere per la Sicurezza Nazionale e uomo forte dell’amministrazione Trump. Una “triade della tirannia” ha detto, annunciando nuove sanzioni contro i tre paesi che rappresentano “forze distruttive di oppressione, socalismo e totalitarismo”. Per il Venezuela le sanzioni riguarderanno il commercio di oro – l’industria dell’oro è accusata di finanziare attività illecite – mentre per Cuba verrà ampliata l’attuale blacklist.

Bolton parlava da Miami, residenza di migliaia di persone che sono fuoriuscite da questi tre paesi, soprattutto cubani. Per questo il discorso badume una particolare rilevanza politica, perché a pochi giorni dalle elezioni di midterm – il 6 novembre – l’obiettivo era attrarre gli elettori cubano-americani e non solo che sostengono la linea dura verso i regimi della loro madrepatria.

Donald Trump prepara inoltre l’annunciata stretta sul diritto di asilo per i migranti. Nei giorni scorsi il presidente si è scagliato anche contro il 14° emendamento che disciplina lo ius soli, un fondamento della nascita degli Stati Uniti come terra di immigrazione, perché badicura la cittadinanza per 85 anni a tutte le persone nate sul suolo americano. Trump ha promesso un ordine esecutivo, ma secondo diversi costituzionalisti non sarebbe una misura sufficiente per fermare lo ius soli.

L’ultimo sondaggio, diffuso dal Washington Post, segnala una grande incertezza sull’esito del voto. I democratici avrebbero ancora un lieve vantaggio per riprendere il controllo della Camera dei Rappresentanti – un esito che avrebbe l’effetto di depotenziare notevolmente la seconda parte del mandato di Donald Trump. Nel distretti chiave, ancora incerti, i candidati democratici potrebbero contare sul voto del 50 per cento, quelli repubblicani del 46, un margine troppo bbado per poter trarre conclusioni considerato il margine di errore del sondaggio del 3,5 per cento. Too close to call insomma, e non va dimenticato quanto sbagliarono i sondaggisti quando si trattò delle elezioni presidenziali, con Hillary Clinton ai nastri di partenza considerata favorita con l’85% di chance contro il 15% di Donald Trump.

Trump sa quindi di dover forzare la mano e che l’immigrazione è un fattore chiave. La paura generalizzata negli Usa dell’immigrazione illegale – con la “caravana” in marcia dall’Honduras, l’annuncio di soldati alla frontiera, il dibattito lanciato dal presidente sullo ius soli – può nuovamente giocare un ruolo decisivo.



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