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L’hands-on dei prodotti lanciati da Apple nell’evento di Brooklyn: Mac mini e il nuovo MacBook Air sono validi e convincono
New York – Forse si poteva fare prima, forse aspettare 4 anni, come nel caso del Mac mini – o tre come in quello del MacBook Air – è stato un po’ troppo. Però i nuovi prodotti lanciati da Apple nell’evento che si è appena concluso a Brooklyn, nella Opera House che, come ha ricordato Tim Cook, è stata il centro di vita culturale e creativa per 150 anni, sono validi e convincono.
Mac mini torna come un ufo, un oggetto volante non identificato: più potente che mai, dimostra a 13 anni dalla sua invenzione di avere ancora molto da dire. Processore Intel di ottava generazione a quattro e sei core, abbondanza di porte Usb-C con Thunderbolt 3, fino 64 gb di Ram veloce, chip T2 per le transazioni che rende tutto più sicuro ma anche molto più performante dal punto di vista hardware sia per la Ssd che per audio e video. Per Tim Cook è un “piccolo di grande potenza“: sicuramente uno strumento che si colloca in una fascia di prezzo inferiore a quella degli iMac e dagli utilizzi interessanti nell’ecosistema Apple.
Ci sono tantissime applicazioni per il Mac mini, che ha talmente tanta personalità da entrare anche nei centri di calcolo o da essere utilizzabile in cluster impilati. Apple ci crede, forse lo trascura, ma è in realtà il computer che – nel mondo dei prezzi elevati di Apple – molti possono permettersi, anche perché possono integrarlo con il monitor che vogliono.
Ma il vero protagonista della giornata qui a Brooklyn è un altro. Il ritorno del MacBook Air. Schermo retina, batteria che dura una giornata (13 ore al mbadimo, per film su iTunes, 12 per il web) processore i5 da 1,6 GHz, memoria Ssd e soprattutto T2 con Touch ID. Se il primo MacBook Air presentato da Steve Jobs dentro una busta ha cambiato il mondo dei portatili, questa nuova generazione (la terza, in realtà) ha l’ambizione di diventare il primo computer per milioni di altri utenti.
C’è il lato della sostenibilità, cioè l’utilizzo al 100% di alluminio riciclato e di altre componenti sia nella scheda madre che nello schermo. Apple spinge sul rispetto dell’ambiente. C’è la sicurezza (e l’aumento di performance) con il chip T2 badociato al lettore di impronte digitali Touch ID. Ma a prenderlo in mano, a sentire la tastiera, a giocare con video e programmi sul suo schermo di ottima qualità, si ha la netta sensazione di avere tra le mani un altro long-seller, un vero e proprio mulo da soma che va bene allo studente (con almeno 1379 euro, fatti salvi eventuali sconti per le scuole) come al grafico o al creativo, ma anche all’utente medio che vuole una macchina capace di performare, di essere veramente portabile e di costare il giusto.
A differenza del fratello minore MacBook con schermo da 12 pollici, che è ultraportabile ma paga pegno sotto il punto di vista del processore e dell’autonomia, questo MacBook Air sembra dare tutti i segnali di un prodotto rotondo, ben pensato e azzeccato. Il prezzo nel tempo un po’ calerà sicuramente, ma già adesso, per chi non ha bisogno di fare un investimento sostanzioso in un Pro da 13 o 15 pollici, si presenta come il computer giusto da comprare. Tre colorazioni, soprattutto la nuova color oro, rendono vario e gradevole il rapporto con l’hardware, e la doppia Usb-C permette di utilizzare senza troppa sofferenza sia la funzione di ricarica che quella di porta dati.
Cosa manca? Da tempo avremmo voluto vedere sui MacBook, Air o Pro che siano, un modulo Lte per dare connessione ovunque. Forse succederà tra uno o due anni con l’arrivo della connettività 5G. Per adesso Lte solo per gli iPad Pro (e normali), ma il MacBook Air è tornato sulla scena per macinare chilometri e milioni di esemplari. In poche parole: il fidato MacBook Air è di nuovo qui.
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